Era stata licenziata il 30 giugno 2017 dopo undici anni di servizio nella ditta di nettezza urbana di Collegno, la Cidiu che si occupa della raccolta dei rifiuti nella zona ovest di Torino.

Licenziata per aver rubato tra i rifiuti

La donna di 40 anni, separata, madre di 3 figli, vive in una casa popolare ed ha sempre lavorato duramente. Non era la prima volta che amici e colleghi le regalavano qualcosa per aiutarla, visto che anche il padre dei suoi figli era senza lavoro. Quella mattina di maggio una sua collega prese dai rifiuti un monopattino e lo diede a Lisa, come viene chiamata Elisabethe dagli amici, per portarlo al figlio di 8 anni.

Lisa prese il monopattino e lo mise in macchina.

Tesi confermata dalla sua collega, ma questo non bastò a salvarla dal licenziamento e Lisa si è trovata in mezzo a una strada dalla sera alla mattina. L'azienda ha subito chiarito la sua posizione sottolineando che i dipendenti sono a conoscenza delle regole che li vincolano al loro contratto e sanno dunque che "non è ammesso appropriarsi di beni provenienti dalla raccolta dei rifiuti". Non possono quindi essere ritenute valide le motivazioni apportate dalla donna per discolparsi e il suo comportamento fa crollare il rapporto di fiducia tra le parti che porta quindi al licenziamento immediato e senza preavviso.

Ciò che sicuramente ha più ferito Lisa, è l'essere ritenuta una ladra.

Dopo aver sempre lavorato, si rende conto di essere stata ingenua ma al tempo stesso la sua superficialità era dettata dal bisogno e dalla volontà di poter far felice il figlio al quale aveva già negato tante volte richieste e regali. Si era pertanto rivolta al giudice per fare ricorso e impugnare il licenziamento nella speranza di essere ascoltata e che le sue motivazioni fossero abbastanza valide per il reintegro.

Dopo il licenziamento il suo caso attirò l'attenzione dei media. Ospite a "Pomeriggio cinque", venne intervistata da Barbara D'Urso alla quale ribadì il suo sconcerto per una punizione tanto violenta, considerando che il gioco non era mai arrivato a casa e che tra l'altro si trattava di un monopattino anche rotto. In collegamento in trasmissione anche l'amministratore dell'azienda che però sosteneva che non era la prima volta che si erano verificati casi simili con la donna, che era stata già ammonita in precedenza.

Intanto anche Change.org si era mossa a favore della donna per richiedere il reintegro a lavoro, raccogliendo centinaia di firme con una petizione online.

Confermato il licenziamento

Il giudice della sezione lavoro di Torino però, sebbene ha definito eccessivo il provvedimento preso dall'azienda, ha ritenuto di confermare il licenziamento per giusta causa perché ben definito nel contratto di lavoro della categoria, che fa rientrare il gesto della netturbina nel furto ed è quindi sanzionabile con il licenziamento.

Sarà quindi riconosciuto alla donna un risarcimento per il danno subito dal licenziamento corrispondente a 18 menisilità ma non il reintegro al lavoro.