Con una recente circolare l’Inps ha confermato l’estensione numerica dei lavori da considerare gravosi. Il 23 febbraio con la circolare n°33 l’Istituto ha confermato lo stop all’aumento per l’aspettativa di vita per queste categorie di lavoratori. Una salvaguardia che può essere sfruttata solo per la pensione di anzianità, cioè per quella anticipata come si chiama oggi e per la pensione di vecchiaia. Nulla da fare per Ape, quota 41 per precoci e tutte le altre misure previste dall’ordinamento per le quali si salirà di 5 mesi dal 2019. Infatti per via dei dati Istat sulla stima di vita, proprio dal primo gennaio 2019 ci sarà un inasprimento sia in termini di età pensionabile che di requisito contributivo anche per le due misure più conosciute e su cui si fonda l’intero sistema.

Vediamo come si andrà in pensione quest’anno e cosa cambia nel 2019 e soprattutto, chi può andare in pensione prima del previsto grazie a particolari scorciatoie.

Pensioni nel 2018

Ricapitolando, la pensione di vecchiaia nel 2018 si centra con 66 anni e 7 mesi di età e 20 di contributi. Da quest’anno anche le donne devono arrivare a raggiungere quelle soglie sia di età anagrafica che di versamenti previdenziali. Questa la novità più importante per la pensione di vecchiaia nel 2018. La pensione anticipata, che si chiama così dall’ingresso della riforma Fornero e che ha sostituito la pensione di anzianità anche nel 2018 presenta la distinzione di genere, cioè un trattamento diverso e più vantaggioso per le donne rispetto agli uomini.

La pensione anticipata si centra senza limiti di età al raggiungimento di 42 anni e 10 mesi di contributi versati se uomini e con 41 anni e 10 mesi se donne.

Pensioni a 55 o 60 anni

Esistono scorciatoie particolari che consentono di accedere prima alla quiescenza di vecchiaia e che forse sono poco conosciute. Pochi sanno che un soggetto che presenta una invalidità pari o superiore all’80% può anticipare e di molto la propria pensione di vecchiaia, senza attendere i fatidici 66 anni e 7 mesi.

Fermo restando il requisito contributivo dei 20 anni, un soggetto con tale grado di disabilità certificata dagli uffici sanitari dell’Inps potrà accedere alla pensione di vecchiaia con 60 anni e 7 mesi di età anche per tutto il 2018. Per le donne l’anticipo è ancora più evidente visto che la pensione di vecchiaia anticipata si centra con 55 anni e 7 mesi di età e 20 di contributi.

Va ricordato che questa misura prevede il meccanismo delle finestre mobili con la pensione che decorre dopo 12 mesi dall’aver raggiunto i requisiti di cui parlavamo prima. Inoltre la facoltà è concessa solo a soggetti che hanno versamenti contributivi all’Ago ed alle forme di previdenza ad esse collegate, quindi sono esclusi i lavoratori della Pubblica Amministrazione e gli autonomi. Si tratta di una misura prevista da un vecchio decreto Amato e ancora vigente.

Cosa succederà nel 2019

Anche per la pensione di vecchiaia anticipata in deroga Amato si salirà di 5 mesi come per tutte le altre prestazioni vecchie e nuove. La pensione anticipata salirà a 43 anni e 3 mesi per gli uomini e 42 anni e 3 mesi per le donne.

La pensione di vecchiaia invece sale a 67 anni tondi per tutti ed alla stessa età si potrà percepire l’assegno sociale. L’Ape sia sociale che volontaria si inizierà a percepire con 63 anni e 5 mesi, mentre la quota 41 necessiterà di 41 anni e 5 mesi di contributi versati. Una salvaguardia sarà riservata alle 15 attività di lavoro gravoso e solo di fronte alla pensione di vecchiaia normale o a quella anticipata che saranno fruibili ai medesimi requisiti del 2018. Stesso vantaggio per la pensione a 61 anni e 7 mesi con 35 di contributi riservata ai lavori usuranti e notturni.