ll permesso retribuito deve essere concesso al dipendente sia pubblico che privato anche in caso di malattia del proprio animale domestico che ha bisogno di cure specifiche e non rimandabili. È quanto stabilito da una recente sentenza della Corte di Cassazione.

Tali permessi possono essere giornate o ore che il lavoratore può prendersi senza perdere la retribuzione per diversi motivi. Tra questi la morte di un parente entro il secondo grado (in questo caso vengono riconosciuti 3 giorni), per l’assistenza a un familiare con disabilità come previsto dalla legge 104, per convolare a nozze (15 giorni), per sostenere un esame o partecipare a un concorso (8 giorni), per allattare il neonato durante il primo anno, permesso che si può prendere anche il padre se la mamma rinuncia.

E recentemente anche il permesso per animale.

Permesso per animale: il caso

Una recente sentenza ha infatti autorizzato la possibilità di richiedere permessi retribuiti per curare il proprio animale. Il caso riguarda una dipendente universitaria, il cui cane aveva bisogno di un urgente intervento veterinario. La donna aveva chiesto il permesso per assistere il cagnolino, cosa che il datore di lavoro aveva rifiutato. La dipendente quindi si è rivolta alla Lega Antivivisezione, che le ha garantito una assistenza legale per vedersi riconosciuto tale diritto. La legge infatti dice che un proprietario di animale domestico può essere accusato del reato di abbandono se non presta le cure necessarie all’animale, e può essere punito con la reclusione fino a un anno e una multa che può andare dai mille ai dieci mila euro.

La sentenza della Cassazione

Prendendo in considerazione proprio il reato di abbandono, la Cassazione nella sentenza 15076/2018 ha quindi dichiarato che tale forma di reato non punisce solo chi abbandona il proprio animale o compie atti crudeli contro esso, bensì anche chi per incuria o inerzia non gli presta le cure necessarie.

Quando spetta e che requisiti servono?

In base a tale sentenza viene quindi riconosciuto il permesso retribuito ma solo nel caso in cui il lavoratore che lo richiede non possa delegare a terzi tale tipo di assistenza. Deve inoltre essere in possesso di un certificato rilasciato dal veterinario che attesti la malattia del proprio animale, e risulti effettivamente necessaria la cura. In questi casi il permesso retribuito rientra nella fattispecie dei permessi per “gravi motivi familiari”.