Mentre cresce l’attesa per la sentenza del processo d’appello nei confronti di Antonio Logli, condannato in primo grado col rito abbreviato per l’omicidio volontario e l’occultamento del cadavere della moglie Roberta Ragusa, un’indiscrezione giornalistica torna a parlare di delitto premeditato. Ne parla, in particolare, sul gruppo Facebook “Giornalismo investigativo”, il giornalista Fabrizio Peronaci che per il Corriere della Sera segue sin dall’inizio la vicenda della tragica scomparsa di Roberta Ragusa, della quale si sono perse le tracce dalla notte del 13 gennaio del 2012.

La sentenza di secondo grado è attesa per il prossimo 14 maggio. Il procuratore generale di Firenze ha già chiesto alla corte d’appello fiorentina di confermare la condanna emessa dal gup del tribunale di Pisa in primo grado, ovvero venti anni di reclusione per effetto del giudizio abbreviato che riduce la pena di un terzo.

Delitto Roberta Ragusa, sentenza per Logli attesa il 14 maggio

“Filtra un’anticipazione di un certo rilievo – scrive il cronista Filippo Peronaci sul social network - sulla sentenza di secondo grado del caso Ragusa”. Secondo il giornalista centrale nella sentenza di secondo grado sarà la valutazione di un fatto avvenuto tre giorni prima la scomparsa e l’omicidio – stando all’ipotesi accusatoria che ha portato alla condanna di primo grado – di Roberta Ragusa il cui cadavere non è mai stato più ritrovato.

Un fatto di cui si è già parlato nella sentenza di primo grado. In pratica, il 10 gennaio del 2012, tre giorni prima della scomparsa della donna, Antonio Logli, mentre stava sistemando alcuni oggetti nella soffitta, perse l’equilibrio e cadde dalla scala retrattile andando a finire addosso alla moglie che cadde per terra facendosi male.

La donna rischiò di essere uccisa quel giorno, come raccontò poi a un’amica anche se poi si corresse. Atto doloso o incidente? A questo interrogativo, a quanto pare, cercheranno di dare una risposta i giudici d’appello chiamati ad esprimersi sulla scomparsa di Roberta Ragusa scomparsa dalla sua casa di Gello (Pisa) ormai più di sei anni fa.

Indiscrezioni su ‘Giornalismo investigativo by Fabrizio Peronaci’

“Ora, sarebbe proprio quel ruzzolone dalla scala retrattile – scrive Fabrizio Peronaci su Facebook parlando di rumors provenienti dagli ambienti giudiziari fiorentini - ad assumere una valenza decisiva ai fini del verdetto del 14 maggio”. In sostanza il sospetto è che Antonio Logli, precipitando addosso alla moglie, stava tentando di ucciderla. Un’ipotesi ancora tutta da provare. Una circostanza che proverebbe in qualche modo la premeditazione del delitto avvenuto dopo una lite tra marito e moglie, secondo la ricostruzione dell’accusa. La sentenza d’appello è attesa per il 14 maggio, seguiremo l’evolversi della vicenda per capire quale sarà la nuova storia giudiziaria scritta dai giudici sul caso Ragusa.

Di certo c'è che Antonio Logli ancora non si è fatto nemmeno un giorno di carcere e anzi ha trovato un nuovo lavoro: è stato assunto al comune di San Giuliano Terme contro il quale ha vinto una causa per un concorso pubblico svolto nel 2007.