I dipendenti del comparto Scuola stanno ancora aspettando i tanto sospirati aumenti di stipendio e l'apposito accredito in busta paga ma, purtroppo, anche sul cedolino del mese di Aprile nessun aumento e relativi arretrati sono stati emessi, come invece era stato auspicato mesi fa. Il tutto sarebbe slittato in conseguenza del ritardo della firma definitiva, da parte del Consiglio dei Ministri e della Corte dei Conti, sul rinnovo del contratto collettivo di lavoro - la cui pre-intesa era stata accordata il 9 febbraio scorso - e che è avvenuta il 20 aprile.

Sbloccato il contratto, ecco quali sono le novità relative, oltre che gli aumenti salariali e gli arretrati relativi al biennio 2016/18, riguardo il nuovo contratto Istruzione e Ricerca.

Cosa prevede il nuovo contratto

Pochi i cambiamenti e le modifiche apportate al nuovo contratto del comparto Istruzione e Ricerca, invariate restano le ore di servizio, le ferie e i permessi. Qualche modifica alle sanzioni disciplinari. Tornando agli aumenti, sembra che una quota base sia stata presa dalle risorse del bonus di merito che i dirigenti assegnavano ai docenti più meritevoli. Gli aumenti, come già anticipato nelle scorse settimane, vanno da un minimo di 85 euro a un massimo di 110, in base all'anzianità di servizio.

Quando aumenti e arretrati

Gli aumenti saranno accreditati nella busta paga di giugno, mentre gli arretrati verranno liquidati, con un'emissione speciale, nel mese di maggio. Questo è quanto riportato in un apposito video da Il Sole 24 ore che illustra le novità principali del nuovo contratto Istruzione e Ricerca e che interessa un milione di dipendenti fra insegnanti e personale Ata.

Contratto valido solo biennio 2016/18

La validità del contratto, e dunque le risorse per gli aumenti salariali, riguardano il triennio 2016/18. Dal primo gennaio 2019, se nella prossima legge di Bilancio tali risorse non dovessero essere confermate, potrebbero esserci variazioni al ribasso degli stipendi. Ciò dipende dal meccanismo del bonus perequativo, studiato per i redditi più bassi.

Per esempio, un docente con minor anzianità di servizio potrebbe perdere fino al 25 per cento dell'aumento e, di conseguenza, la somma diminuirebbe di 20 euro al mese. Un'ennesima delusione per insegnanti e Ata che potrebbero vedersi decurtare un aumento atteso molti anni per lo sblocco del contratto e lungaggini burocratiche per vederselo accreditato sul cedolino.