Dopo l’ottimismo di queste ultime frenetiche giornate circa la nascita del nuovo Esecutivo Lega-M5S, la giornata odierna sembra in controtendenza. Le voci che provengono dai Palazzi di Governo confermano uno stallo per quanto riguarda gli accordi tra i due partiti che sembravano in procinto di aver trovato la sintesi giusta per dotare il paese di un nuovo Governo. Serve ancora tempo, questo quanto dicono gli esponenti delle due forze politiche. Problemi sul nome del Premier e dei Ministri e probabilmente anche sui punti di quello che continuano a chiamare contratto di Governo.

Si tratta dell'insieme dei provvedimenti di carattere urgente che il nuovo Esecutivo dovrebbe mettere in atto, compresa una nuova riforma previdenziale. Su quest'ultimo punto a dire il vero, sembra che una bozza di intesa già ci sia ed è quella su quota 100 e quota 41. Si lavora dunque per immettere nel sistema due misure basate sul sistema quota, un ritorno al passato perché questo meccanismo era in vigore per molte misure prima dell'avvento della riforma Fornero.

Cosa sono le quote

Oggi si parla di quota per svariate misure ed a volte erroneamente. Per esempio, quota 41, cioè la pensione nata dalla Legge di Stabilità emanata a cavallo del referendum costituzionale e delle successive dimissioni di Renzi e fruibile da disagiati (disoccupati, invalidi, gravosi e caregivers) non funziona con il sistema quota in senso stretto.

Lo stesso si potrà dire della quota 41 per tutti (non solo i disagiati) che sta alla base dell'idea riformatrice del duo Salvini-Di Maio. Quota 41 sta ad indicare una prestazione previdenziale da concedere a lavoratori che racimolano 41 anni di contributi senza nessun limite anagrafico. Una pensione anticipata o di anzianità come si chiamava una volta, scollegata dall'età del richiedente.

La quota nel senso stretto del termine utilizzato in materia previdenziale è il risultato della somma dell'età pensionabile e degli anni di contributi posseduti dai soggetti che richiedono la pensione. Per quota 100, l’altra grande novità su cui si lavora, il sistema applicato è proprio questo. SI può andare in pensione quando la somma di cui parlavamo prima dia 100.

Un meccanismo che tende a considerare anche le frazioni di anno e pertanto, un soggetto che ha 64 anni e 2 mesi di età, per completare la quota 100 dovrà raggruppare 35 anni e 10 mesi di lavoro. Il sistema quota è uno di quelli che rende meglio l’idea di flessibilità di un sistema previdenziale. La quota 100 che potrebbe fare capolino nel nostro ordinamento però, sarebbe plafonata a 64 anni, cioè sarebbe 64 anni l’età minima da raggiungere per andare in pensione con questa nuova misura. Inoltre, sempre per rendere la pensione più in linea con le casse dello Stato, cioè per evitare un costo eccessivo della misura, la riduzione di platea dei beneficiari dovrebbe essere garantita dalla riduzione a 2 soli anni di contributi figurativi validi per rientrare nel requisito contributivo.

Un ritorno al passato

Ripetiamo, in passato l’ordinamento previdenziale aveva diverse misure che funzionavano con le quote e qualche misura è ancora oggi vigente. Basti pensare alla pensione a 61,7 anni per gli usuranti. Una pensione anticipata per chi svolge mansioni che un vecchio decreto del 2011 ha classificato come usuranti, cioè logoranti. Dai palombari ai lavoratori nelle cave o nelle miniere, dagli autisti dei mezzi di trasporto pubblici agli operai impiegati in attività di produzione a catena. Stessa possibilità anche per i notturni e per tutti, oltre ai 61 anni e 7 mesi di età minima da raggiungere, servono 35 anni di contributi. Ai due requisiti minimi di età e anzianità di lavoro, si aggiunge quello della quota, perché è necessario arrivare a 97,6.

Per i notturni, in base a quante ore di lavoro si svolgono durante la notte e durante l’anno lavorativo, la quota sale a 98,6, 99,6 ed anche a 100,6. Anche la pensione anticipata in deroga Fornero, meglio conosciuta come salvacondotto funziona così, cioè con il sistema quota. Per quanti al 31 dicembre 2012 avevano chiuso quota 96, il salvacondotto permette di anticipare la pensione proprio a 64 anni di età. Servono oltre al requisito anagrafico, anche i 35 anni di contributi versati entro la stessa data. Una misura che per le donne è ancora più vantaggiosa perché al posto di una carriera lavorativa sotto contribuzione previdenziale di 25 anni, ne bastano 20.