C’è già chi come Matteo Renzi parla di “folli” proposte per quanto riguarda ciò di cui in questi giorni si parla sul patto di Governo tra Salvini e Di Maio. Se mai dovesse davvero nascere il nuovo Governo, si prospetta un' autentica rivoluzione dal punto di vista normativo su molti punti che interessano gli italiani. Sono ore febbrili queste, con Lega e M5S che sono sul punto di trovare l’intesa anche sui nomi dei ministri e del Premier dopo aver quasi trovato l’intesa sul contratto di Governo come viene chiamato l’insieme dei provvedimenti urgenti che le due forze politiche dovrebbero attuare non appena insediatisi a Palazzo Chigi.

Si fa un gran parlare di riforma previdenziale, di immigrazione e di reddito di cittadinanza, ma l’elenco dei provvedimenti che dovrebbero finire nel contratto abbracciano una area di intervento molto più vasta. Ecco cosa potrebbe cambiare per gli italiani con un Esecutivo a tinte giallo-verdi.

Pensioni

Sull’argomento c’è poco da dire, perché già nei programmi elettorali con i quali le due forze politiche si erano presentate lo scorso 4 marzo alle elezioni, c’era la volontà di mettere mano alla Legge Fornero su cui oggi si basa il sistema Pensioni. Con ogni probabilità si andrà nella direzione di tornare alle pensioni di anzianità con una quota 41 estesa a tutti i lavoratori che una volta raggiunta la soglia di contributi versati, senza limiti di età potranno accedere alla pensione.

Con quota 41 si aprirà anche la possibilità di una pensione flessibile con quota 100, con i lavoratori che potranno andare in quiescenza quando la somma di anzianità contributiva ed età anagrafica darà 100.

Reddito di cittadinanza

Su questo argomento le distanze tra i due partiti appaiono ancora oggi molto vaste. Salvini commentando il reddito di cittadinanza, autentico cavallo di battaglia dei 5 Stelle ha parlato di misura prettamente assistenzialistica.

Ecco perché nelle ultime ore sembra prendere piede una misura diversa, il reddito di autonomia in stile Lombardia. Al posto di una semplice erogazione di danaro a soggetti o famiglie disagiate, si tratta di una elargizione mensile da 300 euro da spendere per corsi di formazione, di riqualificazione e programmi di orientamento per ricollocarsi socialmente e lavorativamente.

Misura che quindi si allontana dall’assistenzialismo in senso stretto.

L’eredità dei Governi PD

Tanto quindi potrebbe cambiare, ma molto dovrebbe restare così come è oggi dopo anni di Governo PD. Il Jobs Act di Matteo Renzi per esempio non verrà intaccato. Conferma anche per il Bonus da 80 euro sempre dell’ex Premier. Anche le soglie di accesso a questo bonus resteranno le medesime come cambiate dall’ultima Legge di Bilancio del Governo Gentiloni. I limiti di reddito utili a percepire il Bonus fiscale resteranno da 8.000 a 26.600 euro. Si parla anche di trasferimento dei poteri alle regioni, inizialmente da concedere a Veneto e Lombardia che ne hanno fatto già richiesta e successivamente a quanti Governatori si allineeranno.

Si parla anche di un nuovo strumento che consenta a chi ha debiti fiscali di rientrare più agevolmente ed in maniera più ampia e meno rigida rispetto alle due rottamazioni dei debiti avviate dagli ultimi Esecutivi. Gli argomenti sono tanti, con la lotta all’immigrazione clandestina, con la Lega che vuole tolleranza zero e con il Movimento 5 Stelle che vuole migliorare il sistema di accoglienza. Ridurre i costi della Politica, a partire dai privilegi dei parlamentari e ridurre la tassazione delle aziende sono punti nevralgici del patto di Governo che vedono una certa intesa tra le due forze.

Scuola

Il decreto della Buona Scuola va combattuto, questo il punto di vista di entrambe le Forze politiche ma non solo, perché ad esclusione del PD, l’ultima riforma scolastica non è vista bene da molti altri partiti.

Proprio di nuova riforma parla drasticamente Salvini, a partire dalla flessibilità da concedere agli alunni in fatto di ingresso nella scuola. Oltre a concedere l’anticipo di un anno per l’iscrizione alla prima elementare a tutti, andrebbe inserita una deroga all’entrata in ritardo. Ridurre il numero dei bambini nelle classi è, invece, una parte del pensiero grillino sulla scuola. Altri provvedimenti sul banco sono il professore responsabile, che insegnerebbe nelle scuole medie le stesse materie del maestro delle scuole elementari e per tre anni consecutivi. Più nel tecnico poi, si pensa ad abrogare l’alternanza scuola-lavoro, a confermare in ruolo le maestre diplomate al Magistrale, ad abrogare l’ambito territoriale e la chiamata diretta ed infine, a predisporre un piano di mobilità che favorisca il riavvicinamento a casa dei docenti trasferiti coattivamente da Sud a Nord.