Giuseppe Conte ha ufficialmente ottenuto l'incarico di formare un nuovo governo a maggioranza Lega-Movimento 5 Stelle e, in queste ore, sono partite le consultazioni per costituire l'esecutivo e la relativa lista dei ministri. Sembra scontato, in questa fase, che il premier "in pectore" indicato da Matteo Salvini e Luigi Di Maio avrà il sostegno dei partiti dei due leader, arrivando finalmente alla costituzione di una squadra di governo che, dopo aver incassato la maggioranza alla Camera e al Senato, dovrebbe finalmente mettersi al lavoro a circa tre mesi dalle elezioni politiche del 4 marzo.

Nel famoso contratto di governo stilato da Lega e M5S c'è un punto che riguarda la riforma del sistema pensionistico, che inevitabilmente sta attirando le attenzioni dei cittadini e degli addetti ai lavori. Tra questi ultimi, naturalmente, figura anche Tito Boeri, il quale proprio in queste ore ha fatto scattare una sorta di campanello d'allarme, dichiarando apertamente che la nuova misura prevista dal prossimo esecutivo rischia di avere un costo molto più alto rispetto a quanto dichiarato dai partiti guidati da Salvini e Di Maio.

Quota 100, l'allarme di Tito Boeri

Il presidente dell'Inps è intervenuto al convegno incentrato sui "dati amministrativi per le analisi socio-economiche e la valutazione delle politiche pubbliche" e, ovviamente, il discorso è scivolato sulla riforma Pensioni che hanno in mente di attuare leghisti e pentastellati una volta giunti al governo.

Con una certa franchezza, Tito Boeri ha messo in guardia la prossima maggioranza, rivelando che, rispetto a quanto dichiarato dai leader di Lega e M5S, l'introduzione della cosiddetta Quota 100 avrà un costo nettamente superiore.

L'economista milanese, infatti, ha affermato senza mezzi termini che per consentire ai lavoratori di andare in pensione con Quota 100 tra contributi e età raggiunta, oppure con 41 anni di contributi versati a qualsiasi soglia di età, non basterebbero i 5 miliardi di euro menzionati nel contratto di governo.

Secondo Boeri, invece, il costo immediato ammonterebbe a circa 15 miliardi all'anno, destinato a salire, negli anni a seguire, a 20 miliardi. Tutto ciò comporterebbe un debito implicito di 120 miliardi di euro.

In merito alla somma indicata da Lega e Movimento 5 Stelle, per il presidente dell'Inps sarebbe necessario aggiungere una sorta di finestra che prevederebbe un prolungamento dei tempi di circa 15 mesi, rispetto a quanto paventato dal contratto di governo.

Dunque si avrebbe una sorta di Quota 101 che farebbe calare i costi a 7 miliardi solo nel primo anno, arrivando poi ad una media di 13 miliardi a regime. Inoltre, per rendere più completo il quadro, si potrebbe anche aggiungere una previsione che escluderebbe dal conteggio dei contributi quelli figurativi o i riscatti. Ad ogni modo, per il dirigente lombardo, i prossimi governanti dovrebbero avere la "onestà intellettuale" di dire chiaramente in cosa consiste la Quota 100.

Infine, Tito Boeri ha parlato anche del reddito di cittadinanza, e anche in questo caso non si trova d'accordo con le stime di Lega e M5S, affermando che i costi per introdurre e rendere operativa questa misura sarebbero più alti rispetto a quelli dichiarati dai due partiti.

Del resto, per il massimo dirigente dell'Inps, per avere un quadro completo dei potenziali beneficiari, non è sufficiente basarsi su una generica analisi campionaria, ma andrebbero esaminati proprio i dati amministrativi utili per valutare la concretezza delle strategie politiche da attuare.