Abolizione della Legge Fornero: una specie di chiodo fisso per Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Potrebbe diventare realtà a partire dal prossimo gennaio, a rivelarlo è Il Sole 24 ore. L'eventuale provvedimento, secondo le previsioni dell'autorevole fonte, potrebbe prevedere solo l'attuazione di una delle due "quote" individuate come soluzioni dalle forze politiche attualmente al timone del Paese. È tutto scritto nel famigerato "Contratto di Governo". Si tratta, naturalmente, del documento che sancisce il sodalizio atipico tra due forze politiche avverse il quale non ha spostato di una virgola le comuni intenzioni di smontare "pezzo per pezzo" l'indigesta riforma introdotta dal Governo Monti nel 2012.

All'esecutivo di Giuseppe Conte, invece, toccherà abolirla e trovare le risorse per fare quadrare i conti, nonostante il parere contrario di tanti esperti e le perplessità dei vertici dell'Inps che, in passato e senza giri di parole, hanno espresso le loro perplessità sui costi. Si, perché l'idea è quella di agevolare l'approdo alla pensione, ragion per cui si arriva alla revisione del sistema che alcuni esperti hanno quantificato in cinque miliardi per le casse italiane. Le vie d'uscita individuate dal nuovo Esecutivo, sula base del contratto, dovrebbero essere quelle annunciate: Quota 100 e Quota 41.

L'intento di provvedere all'abolizione della Fornero, in tempi brevi, è stato ancora una volta annunciato da Salvini.

Tra i tempi annunciati si parla di farlo entro il 2018, con l'entrata in vigore a partire dal 2019.

Pensioni: prima Quota 100

Quota 100 rappresenta la possibilità di lasciare il lavoro avendo almeno sessantaquattro anni e trantasei di contributi (la somma 64+36 deve fare 100). Quota 41, invece, consente la pensione anticipata dalla propria attività lavorativa dopo aver maturato quarantuno anni di contributi.

Secondo i dati riportati da Il Sole 24 ore, nel prossimo triennio e con l'eventuale attuazione di Quota 100, in Italia ci sarebbero circa trecentomila lavoratori che compiranno sessantaquattro anni. Non tutti potrebbero contare su trentasei anni di contributi, ma si tratterebbe di un numero che permetterebbe di fare i calcoli del costo della misura in maniera più agevoli relativamente alla sostenibilità e al possibile costo.

Quota 100, sempre secondo quanto riporta il quotidiano nella sua edizione on line, rappresenterebbe il primo strumento destinato ad entrare in vigore. Per Quota 41, invece, potrebbe esserci ancora da aspettare. Occorre ricordare che, attualmente, per la pensione anticipata occorrono 43 anni e 3 mesi di contributi per gli uomini e 42 anni e 3 mesi per le donne).

Abolizione Fornero: la sfida del Governo Conte

Questo è anche il momento in cui si chiede quali possano essere i fondi da cui attingere le risorse per ridisegnare il sistema pensionistico. Per comporre i cinque miliardi necessari esiste, ad esempio, l'idea di attingere da ciò che verrà risparmiato dallo stop all'Ape Sociale. Sulla questione sembra esserci l'attenzione di tanti organi, tra cui quella di Bankitalia.

Il Governatore Visco ha sottolineato che si possono effettuare degli interventi mirati, che riducano certe rigidità, a patto che siano adeguatamente compensati in maniera da non minare all'attuale equilibrio attuariale del sistema previdenziale. Il Sole 24 ore, in particolare, solleva dubbi sul fatto che un ricalcolo dei contributi versati dal 1996 al 2011, sulla base dell'introduzione di quota 100 lasciandosi alle spalle il sistema retributivo, potrebbe non essere garanzia di equilibrio.