Cancellare la Fornero, ormai è un ritornello che accompagna gli italiani da febbraio, dall’inizio della campagna elettorale che ha portato Lega e M5S al Governo. Con la nascita del nuovo Esecutivo, i due partiti di maggioranza hanno mantenuto ciò che avevano promesso, inserendo la riforma Pensioni nel contratto di Governo che per l’appunto ha al suo interno un pacchetto previdenziale da attuare. Quota 100 e quota 41, senza tralasciare il rilancio di opzione donna, sono le misure che Salvini e Di Maio, a più riprese hanno detto di voler avviare.

Resta difficile però immaginare di superare di colpo l'attuale legge e le ultime voci e indiscrezioni che fuoriescono dal Governo in materia, confermano le problematiche conosciute. Non solo le coperture finanziarie che mettono a rischio interventi immediati nella prossima manovra finanziaria, ma anche tutto l’apparato tecnico delle misure che sembra alla lunga, possano diventare penalizzanti. In definitiva, come riporta un articolo del Sole 24 Ore che presenta una attenta analisi dell’attuale situazione, il liberi tutti, cioè la pensione prima per tutti come sembrava dovesse essere garantita con la nuova riforma, resterà un sogno.

Una riforma rivista al ribasso

Ad una cosa gli italiani sono sicuramente abituati, cioè a non tenere in considerazione al 100% ciò che viene detto durante le campagne elettorali.

Per le pensioni, tra campagna elettorale e pacchetto inserito nel contratto, qualcosa già è cambiato. La quota 100 per tutti quelli che sommando età anagrafica e contributi previdenziali arrivavano a quella soglia, adesso diventa una misura fruibile solo a chi ha almeno 64 anni. Questo quanto trapela dalla stanze di Governo adesso che alla misura c’è da trovare la copertura finanziaria.

E 64 anni di età minima significa dare una netta sforbiciata agli eventuali aventi diritto, che tradotto in termini economici, significa risparmiare spesa pubblica. Un problema quello delle coperture perché se per il Governo basterebbero 5 miliardi, per altri, tra i quali l’Inps, ne servirebbero tra i 12 ed i 15. Infatti se a quota 100 si aggiunge la quota 41, una nuova versione della pensione anticipata o di anzianità che non tiene conto dell’età del richiedente, secondo l’Inps sarebbero numerosissimi gli italiani che inizierebbero a ricevere pensioni già intorno ai 59 anni e sarebbero pensioni generose, come riporta l’analisi del quotidiano.

E iniziano a trapelare i primi correttivi, come quello relativo alla contribuzione figurativa che verrebbe resa valida solo per 2 anni (ad esclusione di servizio militare e maternità che sarebbero sempre validi).

Altre controindicazioni della riforma

Come se non bastassero questi paletti, sembra prendere corpo l’ipotesi di collegare alle due nove misure il calcolo degli assegni con il sistema contributivo anche a ritroso. In pratica, continuando l’operato della vecchia riforma Dini, le pensioni erogate con le nuove misure verrebbero calcolate con il penalizzante sistema contributivo anche per i contributi versati dal 1996 al 2012. Secondo il Sole 24 Ore, si tratterebbe di collegare il periodo di transizione del sistema di calcolo degli assegni alla riforma Fornero che prevedeva questo calcolo esclusivamente con il contributivo, solo per gli anni di lavoro successivi al 2012.

Una novità non certo positiva che si collega alle critiche che Barbagallo, segretario della UIL ha recentemente mosso al Governo durante il congresso del noto Sindacato. Per il leader della UIL, quota 41 ed anche quota 100 si rivolgono ad una platea di lavoratori con un già alto numero di contributi versati. Nulla viene previsto per chi ha pochi anni di contribuzione versata come i giovani di oggi che non riescono a trovare lavoro stabile e se lo trovano, arriva già in età avanzata. Per costoro resterebbero le attuali soglie relative alla pensione di vecchiaia che dal 2019 arriverà all’età di 67 anni perché ci saranno i 5 mesi di scatto per l’aspettativa di vita. ed è proprio il collegamento delle pensioni alla via media degli italiani che rischia seriamente di spostare sempre più in la le soglie di accesso delle pensioni, nonostante quota 100 o quota 41.

Ed è proprio lo stop all’applicazione dell’aspettativa di vita alle pensioni, altro ritornello da campagna elettorale, la prima promessa che sembra rimarrà tale perché sempre nell’analisi del giornale, si evince che il cavallo di battaglia sembra esser stato abbandonato.