Quotidianamente si parla ormai di Pensioni anticipate e, nello specifico, la misura che va per la maggiore, nell'interesse collettivo, resta quota 100. Una misura che, in linea di massima, se fosse esente da vincoli, potrebbe davvero rappresentare la panacea per molti lavoratori con alle spalle 40 anni di contributi versati e 60 d’età che da tempo inseguono la speranza di uscita anticipata proposta da Salvini. Certo è che le ultime dichiarazioni a 'Porta a Porta' di Alberto Brambilla, mente del capitolo previdenziale della Lega, non avevano soddisfatto i lavoratori, dal momento che si era parlato di 64 anni d’età e 36 di contributi.
Damiano è dunque tornato a rivolgersi al Governo, nella speranza che possa venire meno la volontà di abolire l’ape sociale, soluzione per categorie disagiate a partire dai 63 anni d’età.
Pensioni, Damiano al Governo: "Quota 100 non cancelli Ape sociale"
Cesare Damiano, esponente del Partito Democratico, durante il suo spazio ‘I 100 secondi di Cesare Damiano’ sull'emittente locale 'ReteSole', è tornato a parlare della pensione anticipata, sostenendo la decisione di proseguire verso questa misura e ricordando che fu lui ad inventare le quote al tempo del Governo Prodi, quando venne introdotta quota 95 (poi eliminata con la legge Fornero). Poi, analizzando criticamente la misura, Damiano ha affermato che il problema restano le coperture, dal momento che introdurre quota 100 e quota 41 senza paletti costerebbe più di 5 miliardi di euro, come è stato invece dichiarato dall'esecutivo pentaleghista.
Infatti, le risorse necessarie - secondo l'Inps e la Ragioneria di Stato - sono decisamente superiori. Per ridurre i costi si dovrebbe optare per la quota 100 a partire dai 64 anni, che però non sarebbe - secondo Damiano - una misura decisiva ed adatta a tutti. Per questo motivo la quota 100 non dovrebbe escludere l’Ape sociale a vantaggio dei più deboli.
Pensioni, Damiano: "Non cancellare Ape sociale"
"Per le quindici categorie di lavori gravosi - ricorda l'ex sindacalista - oggi bastano 63 anni, ragione per cui se venisse meno l’Ape sociale e se quota 100 partisse dai 64 anni di età non potrebbe essere considerato un passo in avanti". Da qui l’appello al Governo: “Il mio consiglio è quello di integrare quota 100 con il mantenimento dell’Ape Sociale e avviare un confronto con le parti sociali, soprattutto con i sindacati”.