Nelle ultime ore si stanno moltiplicando le notizie sui principali media riguardo la prossima riforma previdenziale, che dovrebbe prevedere un importante allentamento della rigidità di accesso alla pensione pubblica. Il provvedimento potrebbe trovare già spazio all'interno della prossima legge di bilancio 2019, con nuove forme di prepensionamento che vanno dall'utilizzo del sistema a quote alla proroga dell'opzione donna. Ma quanto arriverebbe a costare l'operazione di abolizione della legge Fornero? Una possibile risposta ha provato a darla Tito Boeri, secondo il quale il debito pubblico potrebbe gonfiarsi ulteriormente, con aggravi fino a 100 miliardi di euro.

È quanto emerge dalle ultime dichiarazioni dell'economista durante il festival dell'Economia di Trento, di cui è stato nominato direttore scientifico. Una rilevazione a cui segue inevitabilmente una nuova presa di posizione (seppure in linea con le opinioni già espresse dal Presidente dell'Inps nel recente passato), ovvero l'impossibilità di spendere ulteriori risorse sulle Pensioni a scapito delle altre spese sociali.

Boeri: con gli aumenti di spesa per la flessibilità, conti pubblici a repentaglio

Chiara quindi la posizione del Presidente Inps, che ritiene non ragionevole adottare una politica di spesa per il comparto pensionistico. Per l'economista, qualora si decida di proseguire a spendere in ambito previdenziale senza dare attenzione anche alle emergenze sociali, si mettono a rischio i conti pubblici e si ottiene l'effetto di ingrandire ancora di più l'entità del debito pubblico.

Da qui la contrarietà espressa in merito alla questione delle nuove misure di flessibilità, ricordando che un'eventuale abolizione della legge Fornero potrebbe trasformarsi in un aggravio del debito implicito in grado di toccare la cifra record di 100 miliardi di euro. Non è difficile intuire che il riferimento va alle misure suggerite dal nuovo contratto di Governo per ripristinare la flessibilità previdenziale.

Cifre che sarebbero lontane da quelle indicate all'interno delle stime prodotte durante la campagna elettorale e riportate nel nuovo contratto di Governo.

Le prospettive sui costi relativi alla nuove misure di prepensionamento

Tra i maggiori elementi di criticità individuati da Tito Boeri, vi sarebbe in particolare la stima delle spese che dovranno essere affrontate al fine di supportare le nuove opzioni di prepensionamento.

Ricordiamo che a tal proposito il contratto di Governo prevede l'avvio delle Quote 100 e 41, oltre che la proroga dell'opzione donna per le lavoratrici che accetteranno il ricalcolo contributivo dell'assegno. Misure sulle quali l'economista non si dice convinto rispetto alle coperture suggerite. Non convincono in particolare le proiezioni di spesa, che per Boeri sarebbero molto più basse rispetto a quelle presentate finora. Partendo da questo assunto, è poco probabile che possano essere portate avanti nel modo in cui è stato suggerito. Motivo per il quale al nuovo Governo si chiede di "dire chiaramente cosa si farà e cosa no". Anche perché, conclude il Presidente dell'Inps, la preoccupazione sulla tenuta del debito pubblico non riguarda solo l'Europa, ma anche tutti i cittadini italiani che detengono i nostri titoli di Stato.