Le ultime novità sulle Pensioni ad oggi 31 maggio 2018 vedono proseguire la situazione di stallo in merito alla formazione del Governo, con la conseguenza che continuano a restare fermamente contrapposte le posizioni di chi chiede maggiore flessibilità previdenziale e di chi invece domanda austerity e contenimento della spesa a garanzia degli assegni. Nel frattempo l'Inps diffonde i dati in merito agli assegni dei lavoratori pubblici liquidati lo scorso anno, mentre dai sindacati si richiama all'apertura delle regole di quiescenza. Infine, ricordiamo che se dovesse proseguire la situazione di stallo politico, a risentirne potrebbero essere anche i potenziali fruitori dell'APE sociale, in scadenza alla fine dell'anno.

Vediamo insieme tutti i dettagli nel nostro nuovo articolo di approfondimento.

Pensioni, tra la flessibilità e l'austerity c'è il caos sul Governo

Resta complicata e difficile da valutare la situazione politica riguardante la formazione di un nuovo Governo, con un caos istituzionale che attualmente rende difficile prevedere in che modo evolverà la vicenda. Negli ultimi giorni si sono succedute ipotesi per due differenti esecutivi, i quali hanno dimostrato impostazioni completamente opposte dal punto di vista delle politiche sociali e previdenziali. Secondo le ultime indiscrezioni di stampa, anche Carlo Cottarelli, ex dirigente del Fondo Monetario Internazionale, sarebbe vicino all'idea di rinunciare all'incarico.

La situazione resta però preoccupante, visto che nel frattempo i mercati hanno valorizzato l'incertezza sullo spread e sulla borsa italiana. Per poter capire in che modo evolverà il dibattito previdenziale resta quindi da vedere se nel breve termine si riuscirà effettivamente a formare un Governo o si dovrà tornare a chiedere il parere popolare tramite le urne.

Pensioni e pubblica amministrazione: nel 2017 liquidati oltre 124mila assegni

Lo scorso anno gli assegni liquidati ai dipendenti della pubblica amministrazione sono stati oltre 124mila, con un incremento dell'8,4% rispetto al 2016. È quanto emerge dagli ultimi aggiornamenti diffusi dall'Osservatorio dell'Inps, che ha registrato anche una crescita nell'importo medio erogato.

Quest'ultimo è salito infatti a 2069,00 euro dai precedenti 2018,00 euro. Riguardo alla categorizzazione degli assegni, l'Istituto di pubblica previdenza evidenzia che il 58,6% degli assegni è erogato in favore delle donne, mentre il restante 41,4% agli uomini. In merito invece all'assegnazione geografica, il numero maggiore delle pensioni si concentra al nord (con il 40,9%), mentre al sud va il 36% degli assegni ed al centro il restante 23%.

Proietti (UIL): necessario operare per dare flessibilità alle pensioni

Il Segretario confederale della UIL Domenico Proietti ha commentato i dati diffusi dall'Inps in merito al pubblico impiego, evidenziando la necessità di introdurre maggiore flessibilità previdenziale nel comparto.

Secondo il sindacalista, "i dati Inps sulle pensioni del pubblico impiego "mostrano come sia necessario operare interventi che consentano una reale flessibilità di accesso alla pensione. Nel settore pubblico, infatti, c'e' il paradosso che in alcuni enti vi sia la risoluzione unilaterale del rapporto di lavoro alla 'prima uscita disponibile' per il pensionamento, quindi, di fatto, non si consente ai lavoratori, qualora lo volessero, di restare fino al compimento dell'eta' anagrafica". Per questo motivo, la UIL ritiene una priorità l'apertura alla flessibilità in uscita. Non manca poi un richiamo alla valorizzazione del lavoro di cura ed al superamento delle disparità di genere, oltre che per mezzo del sostegno degli assegni delle nuove generazioni.

Uscite anticipate: APE sociale a rischio per lo stallo politico?

All'inizio dell'articolo abbiamo evidenziato l'influenza dello stallo politico nelle prospettive di riforma del comparto previdenziale. Purtroppo lo stesso problema rischia di trasferirsi anche sull'APE sociale, che risulta in attesa di una proroga per poter garantire anche il prossimo anno la possibilità di uscire dal lavoro a partire dai 63 anni di età e con almeno 30 anni (fino a 36 anni) di versamenti a seconda dello specifico caso di tutela. È infatti da evidenziare che nel caso in cui il legislatore non decida un intervento di estensione, la misura scadrà al 31 dicembre del 2018.

Come da nostra prassi, restiamo a disposizione dei lettori qualora desiderino aggiungere un commento nel canale "Affari e Finanza" o nella pagina Facebook "Riforma Pensioni e Lavoro" in merito alle ultime novità su lavoro, welfare e previdenza riportate nell'articolo.