L'arrivo del nuovo Governo ha riacceso il dibattito previdenziale sul superamento della legge Fornero e delle attuali regole di uscita dal lavoro. Ma per capire quale sarà il punto di partenza del compito di flessibilizzazione che spetterà all'esecutivo appena formato è fondamentale fare il punto della situazione in merito alle regole di pensionamento in vigore a partire dal prossimo. Vediamo insieme tutti i dettagli nel nostro nuovo articolo di approfondimento.
Pensione di vecchiaia e pensione anticipata
In virtù dell'adeguamento all'aspettativa di vita, la pensione di vecchiaia nel 2019 sarà raggiungibile con 67 anni di età ed almeno 20 anni di contributi, contro i precedenti 66 anni e 7 mesi.
Anche la pensione anticipata (la vecchia pensione di anzianità) vedrà un incremento automatico nel requisito contributivo, che passa a 43 anni e 3 mesi (un anno in meno per le donne).
Ape sociale ed APE volontaria
Alle regole attuali nel 2019 l'APE sociale dovrebbe essere prorogabile sulla base delle risorse accantonante nell'apposito fondo speciale. Sulla misura però non vi è certezza, perché gli esponenti del nuovo Governo hanno già ribadito in diverse occasioni di voler reindirizzare tali risparmi alla copertura delle nuove quote 100 e 41. Resta invece possibile un rinnovo dell'APE volontaria e di quella aziendale, visto che non sono previsti aggravi per le casse dello Stato.
L'anticipo pensionistico tramite la RITA dei fondi pensione
Per chi risulta iscritto ad un fondo pensione c'è la possibilità di ricorrere alla RITA. Un'opzione che consente il pensionamento anticipato con un anticipo fino a 10 anni (la massima flessibilità attualmente disponibile assieme all'opzione donna). L'assegno di accompagnamento è richiedibile però solo per specifiche situazioni di disagio (stato di inoccupazione o cessazione dell'attività lavorativa, iscrizione almeno quinquennale alla previdenza complementare ed altri requisiti a seconda del caso in esame).
La rendita è realizzata tramite la suddivisione in rate del montante accumulato o di una sua parte (nella misura indicata dal lavoratore), per il tempo necessario alla maturazione della pensione di vecchiaia. Anche per questo caso, è possibile che il nuovo Governo decida una proroga o una definitiva conferma, stante l'assenza di oneri per il bilancio pubblico.
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