Le novità in campo previdenziale si susseguono di ora in ora e dopo la pausa estiva vi sarà la prova del nove con la legge di Bilancio 2019, dove verranno finalmente scoperte le carte del Governo in relazione anche ai costi effettivamente sostenibili.

Allo stato attuale, dalle ultime indiscrezioni emerse dai media, da Brambilla (mente del capitolo previdenziale della Lega) e dagli interventi di Salvini e Di Maio, il quadro si sta definendo in maniera piuttosto chiara, sebbene ancora non vi sia una proposta normativa ufficiale.

Le linee programmatiche del Governo in campo previdenziale parrebbero andare verso la quota 42 per tutti, la quota 100 solo per alcuni e il superbonus per chi deciderà di restare al lavoro.

Pensioni 2018, facciamo il punto

La possibilità di andare in pensione con 41 anni di contributi, tanto sbandierata in campagna elettorale, potrebbe vedere un incremento di un anno di contributi. Ipotesi per nulla gradita ai lavoratori precoci prossimi alla pensione e a tutti i 'quarantunisti', coloro che hanno già alle spalle 41 anni di lavoro, che avendo già sacrificato la loro adolescenza, confidavano che il Governo del cambiamento potesse concedere loro un riconoscimento almeno nella vecchiaia.

Pensioni, ipotesi quota 42 per tutti senza limiti anagrafici né penalizzazioni sull’assegno

Purtroppo dal momento che i pensionamenti, come lo stesso Boeri afferma nelle proprie stime, aumenterebbero di 715 mila unità nel solo 2019, si ipotizza che il Governo stia studiando di concedere la quota 42 per tutti come compromesso.

Inoltre è ritenuto plausibile che essendoci pochi fondi a disposizione, parte della riforma Pensioni possa perfino slittare al 2020.

Pensioni anticipate: prima quota 100, ma non per tutti

Stando alle ultime parole di Di Maio in audizione a Camera e Senato pare che il Governo stia valutando ora l’introduzione di un canale di uscita con la quota 100 intesa come somma tra età anagrafica e contributiva, ma non aperta a tutti per questioni economiche, ragione per cui il ministro del Lavoro ha detto che si stanno valutando le possibili combinazioni, la più probabile parrebbe quella a partire dai 64 anni d’età.

Le 4 ipotesi proposte da Boeri costerebbero comunque tra i 4 e i 14 miliardi nell'immediato per arrivare, in un caso quota 100 e 41 senza paletti a sfiorare i 21 miliardi necessari nel 2028.

Ecco perché il Governo starebbe pensando ad un superbonus per quanti decideranno di restare al lavoro, evitando dunque l’uscita previdenziale in massa, sebbene abbiano raggiunto la quota 100 e dunque i requisiti per poter accedere alla pensione.

Un bonus pari al 30% in più in busta paga, in quanto non verrebbero più versati i contributi previdenziali che il lavoratore si vedrà invece accreditati in busta paga a fine mese.

Resta inteso che sia quota 41 (o 42) quanto la quota 100 avranno - spiega Boeri - effetti negativi sulle casse dello Stato, che solo in parte potranno essere rimpinguate dal taglio delle pensioni d’oro. Per il resto, chiede Boeri al Governo, dove si troveranno le risorse?