Per quanto riguarda la riforma delle pensioni e nello specifico le uscite anticipate, sui social si continua a discutere delle 4 possibili combinazioni pensate dal Presidente dell'Inps Tito Boeri a cui sono seguite le stime sui costi dell’istituto di previdenza, ipotesi derivanti allo stato attuale da quelle che sono supposizioni più papabili in assenza di una formale proposta normativa. Le stime presentate nel rapporto dell’Inps consegnato in Parlamento i primi di luglio si sono rese necessarie per comprendere le eventuali risorse che potrebbero occorrere al governo per vedere approvata una delle combinazioni in legge di bilancio.

Pensioni anticipate: le ipotesi dell'Inps e i costi

Tito Boeri stima le risorse necessarie per 4 possibili combinazioni di quota 100 e quanti pensionamenti potrebbero aggiungersi agli attuali, per dare una panoramica generale su quanto potrebbero influire economicamente e a livello sociale le scelte future dell’attuale Governo. La prima ipotesi analizza la quota 100 meno voluta dai cittadini, ossia a partire dai 64 anni d’età e 36 di contributi, affiancata dalla quota 41 per tutti. Questa opzione richiederebbe un esborso immediato di 11,6 miliardi che salirebbero nel 2028 a 18,3 miliardi. Gli assegni erogati in più sarebbero 596 mila. Vi sarebbe poi la seconda che prevederebbe quota 100 con sbarramento dai 65 anni che richiederebbe un esborso di 10,3 miliardi subito che lieviterebbero a 16,5 in seguito.

I flussi di pensionamento aumenterebbero da circa 500 mila a quasi 900 mila. La terza ipotesi sarebbe certamente la più desiderata dai cittadini, ma anche la più dispendiosa, ossia quota 100 e 41 senza limiti anagrafici.

Pensioni, quota 41 e 100 senza limiti: opzione molto costosa per l'Inps

Per Boeri la quota 100 e 41 senza limiti anagrafici sarebbe certamente molto dispendiosa, ma stando alle considerazioni fatte nell'ultimo periodo sui social, sarebbe anche la più gettonata, stiamo parlando della quota 100 e 41 priva di limiti anagrafici.

I costi di una tale scelta, che poi sarebbe quella sponsorizzata in campagna elettorale e nel successivo contratto di Governo, farebbe salire i costi a quasi 14,4 miliardi subito, per poi raggiungere addirittura i 21 miliardi nel 2028, ultimo anno su cui si basano le stime dell'Inps. Gli assegni da erogare in più sarebbero 751 mila soltanto nel 2019.

L’ultima opzione prevede invece quota 100 dai 64 anni di età e il mantenimento dell’attuale anzianità contributiva, ossia 43 anni e 3 mesi per gli uomini e 1 anno in meno per le donne. Quest'ultima 'misura' prevederebbe un esborso di 4,6 miliardi in più nel 2019 e 8 nel 2028.