Inizia a serpeggiare un po’ di scetticismo per quanto riguarda la riforma delle Pensioni in cantiere con l’Esecutivo Conte. Nonostante le continue dichiarazioni di Salvini e Di Maio, circa il superamento della Legge Fornero, i dubbi sono sempre tanti ed aumentano man mano che passano i giorni. Anche su quota 100, la misura che sembra più vicina ad una sua emanazione, dato che secondo la maggioranza di Governo potrebbe comparire già con la prossima Legge di Bilancio, le perplessità sono elevate. Problema coperture, cioè i soldi che servono per finanziare le misure, questo l’arcano che adesso è chiamato a risolvere il Governo.

Quotidianamente escono fuori suggerimenti e proposte per rendere fattibili misure che le casse dello Stato probabilmente non possono permettersi.

Quota 100 e incentivo a lavorare

Come funziona la quota 100? Sulla misura ormai si sa tutto, con la pensione che si centra sommando età anagrafica e contribuzione previdenziale versata. Non sarà in nessun caso una quota 100 per tutti, come sembrava dovesse nascere la misura pubblicizzata durante la campagna elettorale. Ad oggi appare probabile che serviranno 64 anni di età per poter accedere alla misura. Una età minima necessaria per ridurre la platea di soggetti da mandare in pensione nei prossimi anni con la nuova misura. Tradotto in linguaggio dei conti pubblici, una età minima che serve per limitare le coperture finanziarie da reperire.

Ma questo forse non basterà, perché come riporta un articolo del quotidiano Il Sole24Ore, per far partire quota 100, anche con questo evidente paletto, servono non meno di 8 miliardi di euro. Il quotidiano riporta i dati esposti da Boeri, Presidente Inps, durante la canonica relazione annuale sui dati previdenziali alla Camera del 3 luglio.

Secondo il Presidente, quota 100 costerebbe 4 miliardi il primo anno ed 8 una volta entrato a regime. Spesa insostenibile o quasi, con la Lega, per la quale quota 100 ormai può essere considerata un vero cavallo di battaglia, che adesso cerca vie alternative per rendere praticabile la misura.

Le ultime voci sottolineano una novità importante, che riguarda un super-bonus che andrebbe in un certo senso contro quota 100.

Infatti verrebbe rispolverato un vecchio provvedimento di Maroni, un incentivo ai lavoratori che rimangono a lavorare nonostante abbiano maturato i requisiti per la quota 100. Sarebbe un altro provvedimento volto a scongiurare che tutti quanti raggiungano la quota 100, lascino il lavoro per la quiescenza. Secondo il sito affaritaliani.it, il super incentivo varrebbe il 30% in più in busta paga, una cifra pari ai contributi previdenziali dovuti.

Precoci e quote

Boeri nella sula illustrazione alla Camera ha confermato la cifra esorbitante della riforma a matrice leghista e 'grillina'. Agli 8 miliardi a regime che servirebbero solo per quota 100, se mai dovesse passare anche quota 41 (non subito però, o almeno non prima del 2020), servirebbero in totale 11 miliardi il primo anno per poi diventare 18 con la misura a regime.

La nuova pensione di anzianità con 41 anni di contributi senza limiti anagrafici sarebbe, sempre secondo i dati dell’Inps, ancora più onerosa di quota 100. Il quotidiano Italia Oggi sembra sulla stessa linea, considerando troppo onerosa la riforma giallo-verde e suggerendo alcune modifiche proprio su quota 41. Per limitare la spesa pubblica secondo il noto quotidiano, basterebbe aumentare di un anno la quota 41, portandola a 42 anni di contributi necessari.