Le Pensioni e il loro inserimento nel pacchetto previdenziale della prossima Legge di Bilancio 2019, continuano a tenere banco nella discussione quotidiana. Intanto, mentre il ministro dell'Interno Matteo Salvini continua a parlare di smontaggio della Fornero e di quota 100 subito, anche il taglio delle pensioni d’oro viene posticipato. Un evidente segnale delle difficoltà a operare da parte del governo in materia previdenziale. La cancellazione della riforma Fornero continua a sembrare operazione davvero ardua. Anche il cavallo di battaglia dell'altro vice-premier e ministro del Lavoro Luigi Di Maio, il taglio degli assegni sopra i 4.000 euro, viene posticipato a settembre, quando si inizierà a varare la nuova manovra finanziaria.
Proprio la Legge di Bilancio resta il contenitore dove inserire le nuove misure previdenziali che però, tra rinvii agli anni successivi e tra misure piuttosto vincolate a paletti e restrizioni, iniziano a deludere un po’ tutti.
Quota 100 subito ma limitata
Matteo Salvini in una intervista rilasciata al quotidiano “Repubblica'” ha di nuovo parlato di come l’esecutivo smonterà la Legge Fornero “pezzo per pezzo”. La prima mossa secondo il leader della Lega è l’ingresso nel sistema di quota 100. Ma i mugugni sulla misura sono giorno per giorno in aumento. Una misura che rischia di essere poco fruibile e piena di paletti e vincoli atti a renderla poco appetibile. L’applicazione del sistema quota alla voce flessibilità pensionistica, in campagna elettorale e poi nel contratto di Governo, non doveva avere vincoli e paletti.
In pratica, quella che può essere considerata a tutti gli effetti una promessa elettorale, cioè la quota 100 per tutti, non aveva nessun limite di età prefissato. Invece, dalle ipotesi che trapelano, la quota 100 sarà esclusiva di soggetti con età pari o superiore a 64 anni.
E la quota 41 si allontana
Tra i più penalizzati e adesso più critici, sicuramente i lavoratori precoci.
L’Ape sociale è in scadenza tra poco più di quattro mesi (il 31 dicembre 2018) e il governo non sembra intenzionato a prorogarla. In pratica, la pensione a 63 anni con 30 o 36 di contributi sparirà se non si provvederà quanto meno a una sua estensione di durata. La quota 100 partirà da una età di 64 anni e pertanto, i lavoratori con 63 anni di età rischiano di subire quella che sembra l’ennesima beffa dei vari governi che si sono succeduti a partire da Monti.
Con tutta probabilità, l'anticipo pensionistico non supererà la sua fase sperimentale, cioè sparirà alla sua scadenza originaria, lasciando al lavoro molti soggetti che potevano sfruttarne l’uscita anticipata. Come è successo con il governo Gentiloni lo scorso anno, le pensioni rischiano di trovare poco spazio in una manovra finanziaria che deve guardare di più ad altre cose, come la detonazione della clausola di salvaguardia che prevede l’aumento dell’Iva. La quota 41 per esempio, non verrà nemmeno sfiorata in Legge di Bilancio perché la riforma alla luce delle risorse disponibili non potrà essere fatta tutta in una volta. Le risorse che sarebbero dovute fuoriuscire dal taglio delle pensioni d’oro sopra i 4.000 euro sono ancora ipotesi lontana.
Infatti il governo ha posticipato la discussione su questo provvedimento, a dopo le vacanze estive, per valutare questo provvedimento insieme alla quota 100 ed a tutti gli altri punti da inserire nella manovra finanziaria. Senza considerare poi che con questi tagli si recupererebbe poco rispetto ai cinque miliardi che servirebbero solo per il varo di quota 100. E nel campo delle delusioni rientra anche il taglio degli assegni più ricchi, che nel contratto di governo dovevano colpire pensioni sopra i 5.000 euro e che adesso rischiano di colpire anche quelle di 1.000 euro al mese più basse.