Un fine agosto che si preannuncia particolarmente bollente sul fronte previdenza, soprattutto in relazione alla riforma Pensioni che intende mettere in atto il Governo: se da una parte, la Legge Fornero non riuscirà ad essere 'superata' nel 2019 per colpa delle esigue risorse finanziarie di cui l'esecutivo potrà disporre in sede di Legge di Bilancio, dall'altra sta facendo discutere la proposta di legge firmata Molinari (Lega) - D'Uva (Movimento Cinque Stelle) in merito al taglio delle pensioni d'oro. Dopo il dietrofront a cui abbiamo assistito alcuni giorni fa, con la Lega che ha promesso di correggere il testo, ora sembra proprio che il ddl presentato in Parlamento sia destinato ad essere messo definitivamente da parte.

Prende, invece, sempre più quota l'ipotesi del contributo di solidarietà.

Riforma pensioni, ddl Molinari-D'Uva verrà messo da parte

E' il quotidiano 'Repubblica' a spiegare i motivi per cui la proposta di legge dovrebbe finire nel dimenticatoio. Come vi abbiamo anticipato anche noi di Blasting News nei giorni scorsi, sul tavolo del leader della Lega Nord, Matteo Salvini, è arrivato un dossier preparato da alcuni economisti in base al quale venivano messi in risalto i 'pericoli' che avrebbe corso il partito del Carroccio con l'approvazione del documento.

Una volta che il vicepremier ha compreso il possibile effetto 'boomerang' sul piano elettorale, in quanto il ddl colpiva soprattutto i lavoratori del Nord, ha deciso di cambiare completamente rotta.

Anche perché, a conti fatti, la riforma pensioni riguardante il taglio alle pensioni d'oro avrebbe finito per peggiorare la Legge Fornero, anziché abrogarla come promesso in sede di campagna elettorale. Valentina Conte di 'Repubblica' ha citato l'esempio di un pensionato che nel 2019 avrebbe potuto andare in pensione con 43 anni e 3 mesi di contributi.

Nel caso in cui avesse avuto una carriera significativa, avrebbe subìto un taglio del 17 per cento sull'assegno, se avesse cominciato a lavorare appena maggiorenne: il pesante taglio sull'assegno sarebbe stato il risultato dei 6 anni di anticipo pensionistico (sarebbe andato in pensione a 61 anni anziché 67 come i requisiti per la pensione di vecchiaia impongono dal prossimo anno).

Pensioni, prende sempre più corpo l'ipotesi contributo di solidarietà

Ecco perché, secondo 'Repubblica', la soluzione che sembra ormai sempre più probabile è quella del contributo di solidarietà, i cui dettagli, comunque, dovranno essere ancora definiti in seguito al confronto tra i due partiti di maggioranza. Il contributo, comunque, non dovrebbe avere una durata superiore ai tre anni e dovrebbe riguardare le pensioni con importo superiore ai 2000 euro.