Esistono tipologie di lavoro che, secondo i legislatori, non possono essere considerate uguali alle altre perché nettamente più logoranti. Negli ultimi anni, ai cosiddetti lavori usuranti si sono aggiunti i lavori gravosi. Nelle ultime due leggi di Bilancio prima di questa in arrivo targata Lega e M5S, si è creato uno specifico elenco di 15 categorie di lavori considerati gravosi. Questi si aggiungono alle particolari tipologie di lavori che da un lontano decreto del 2011, sono considerati usuranti. I due gruppi di attività lavorativa, spesso confusi tra loro, rappresentano due aree distinte in materia previdenziale.
Per entrambe però il 2019 presenterà numerose novità e per quanto riguarda l’uscita dal lavoro per la pensione, usuranti e gravosi godranno ancora di regimi previdenziali privilegiati.
Cosa sono i lavori usuranti
Il decreto legislativo n° 67 del 2011 è quello a cui attribuire la nascita dei lavori usuranti in materia previdenziale. Nello specifico i lavori usuranti come previsti dal decreto e come li riporta con un elenco l’Inps sono gli autisti dei mezzi di trasporto pubblico con massa a pieno carico superiore a 9 persone. Poi ci sono i lavoratori costretti per tipologia di attività a stare a contatto con l’amianto, quelli costretti a lavorare ad alte temperature o in spazi angusti e ristretti, i minatori, i lavoratori delle gallerie, i lavoratori delle linee a catena e quelli al lavoro nelle ore notturne, cioè dalla mezzanotte alle 5 del mattino.
Cosa sono i lavori gravosi
Nati come categorie di lavoro a cui destinare Ape sociale e quota 41, i lavori gravosi dopo l’ultima legge di Stabilità del governo Gentiloni sono diventati 15. Maestre di asilo, facchini, infermieri delle sale operatorie, addetti alle pulizie, addetti ai rifiuti, camionisti, macchinisti e personale viaggiante dei treni, badanti, conciatori di pelli, edili, gruisti, siderurgici, agricoli, marittimi e pescatori, queste le 15 categorie di lavori considerate gravose.
Per queste tipologie di lavoro le misure pensionistiche sono l'Ape sociale che si centra con 63 anni di età minima e 36 di contributi versati e la quota 41 per chi ha almeno un anno di lavoro prima dei 19 anni e 41 di contribuzione versata.
La pensione per lavoro gravoso e usurante
Come riporta il sito “pensionioggi.it”, lo scatto relativo all’aspettativa di vita, che porterà la pensione di anzianità alla soglia dei 43 anni e 3 mesi di contributi versati (per le donne un anno in meno) e quella di vecchiaia a 67 anni, non sarà applicato ai lavori gravosi e usuranti.
In pratica 5 mesi di sconto e requisiti che anche nel 2019 resteranno uguali a quelli oggi vigenti, per queste tipologie di lavoratori. La pensione di vecchiaia si centrerà a 66 anni e 7 mesi, se l’attività gravosa è stata svolta per 7 degli ultimi 10 anni di lavoro. La pensione anticipata per gli uomini resterà a 42 anni e 10 mesi mentre per le donne a 41 anni e 10 mesi, ed anche in questo caso l’attività gravosa deve essere svolta in 7 degli ultimi 10 anni. Per gli usuranti invece, la pensione resta quella anticipata loro esclusiva, che si centra con 61 anni e 7 mesi di età e con almeno 35 di contributi versati. Necessario aver svolto tali attività per la metà della vita lavorativa o sempre in 7 degli ultimi 10 anni.
Occorre raggiungere al contempo la quota prevista dalla particolare misura di pensione anticipata loro destinata. SI tratta di quota 97,6, per raggiungere la quale sono valide anche le frazioni di anno e dove i 61 anni e 7 mesi di età ed i 35 di contribuzione versata rappresentano le soglie minime da raggiungere per rientrare nella misura. Il doppio requisito anagrafico e contributivo non verrà aumentato di 5 mesi come previsto dal meccanismo che collega le Pensioni all’aspettativa di vita e pertanto anche nel 2019 l’uscita per questi lavoratori resterà la medesima valida fino a tutto il 2018.