Dallo scorso 20 ottobre 2018 l'Inps ha dato il via all'operazione convenzionalmente denominata "Silenti 2018" che mira a recuperare a gettito tutti i contributi previdenziali non versati da parte dei datori di lavoro domestico a favore di colf, badanti e babysitter. Dalla data succitata l'Istituto Nazionale di Previdenza Sociale sta provvedendo ad inoltrare ai datori di lavoro domestico che sono in ritardo con il versamento dei contributi previdenziali di almeno un trimestre dei veri e propri avvisi bonari per sollecitare ed incentivare l'adempimento spontaneo da parte del contribuente interessato.
I periodi di versamento sotto la lente
Come mette in evidenza l'Assidantcolf, l'Associazione nazionale dei datori di lavoro domestico, nel suo comunicato del 25 ottobre 2018, gli anni di contribuzione che passeranno sotto la lente dell'Inps sono, principalmente, quelli dal 2014 in poi. Viene inoltre precisato che nel momento in cui il soggetto datore di lavoro dovesse ricevere uno di questi avvisi bonari da parte dell'Inps avrà a disposizione 30 giorni di tempo decorrenti dalla data di ricevimento dell'avviso per provvedere al saldo dei contributi mancanti ed indicati esaustivamente nell'avviso stesso. Nel caso non si dovesse adempiere al sollecito di pagamento dell'Inps il relativo debito previdenziale sarà iscritto a ruolo presso l'Agenzia delle Entrate - Riscossione che provvederà ad inviare al datore di lavoro moroso la relativa cartella esattoriale.
La contestazione dell'avviso
Se, invece, si può dimostrare di essere in regola con i versamenti dei contributi previdenziali o si possono vantare altre cause di esenzione sarà necessario contestare per iscritto la comunicazione da parte dell'Inps seguendo la procedura che, obbligatoriamente per legge, deve essere indicata nella comunicazione stessa inviata al contribuente.
L'operazione "Silenti 2018" non rappresenta, in effetti, una prima volta da parte dell'Istituto Nazionale di Previdenza Sociale. Ormai da diversi anni e con cadenza regolare l'Inps invia queste comunicazioni che destano certamente una certa preoccupazione sopratutto tra i datori di lavoro domestico. Anche perché negli anni passati si sono verificati diversi casi di cosiddette cartelle pazze relativamente proprio a presunti contributi previdenziali di collaboratrici familiari, badanti e babysitter che risultavano apparentemente non versati.
Tali cartelle pazze era stato appurato furono dovute, in massima parte, ad un errore del sistema informatico che richiedeva contributi per dei rapporti di lavoro che erano ormai conclusi anche da diversi decenni.
Secondo quanto risulta alla Assindatcolf, comunque, prima di inviare la nuova tornata di avvisi bonari l'Inps avrebbe provveduto in anticipo a bloccare le cosiddette inadempienze non dovute. Di conseguenza gli uffici centrali ma anche quelli provinciali dell'ente previdenziale non dovrebbero inviare alcun tipo di comunicazione erronea da questo punto di vista.