Varie le novità emerse negli ultimi giorni sulla pensione anticipata a quota 100 e sulle altre misure di riforma delle Pensioni previste per il 2019. Infatti, oltre alla possibilità di uscita anticipata a partire dai 62 anni di età e con 38 di contributi, il Governo Conte e i due vicepremier, Matteo Salvini e Luigi Di Maio, starebbero pensando all'ipotesi di apportare delle correzioni al taglio delle pensioni d'oro con una norma che entrerebbe nella Manovra economica.
Inoltre, potrebbero tornare utili al superamento della riforma delle pensioni di Elsa Fornero due strumenti utilizzati per l'uscita anticipata degli anni scorsi: l'Ape social e la proroga dell'opzione donna, in quest'ultimo caso, addirittura per l'intero triennio 2019-2021. Il punto sulla quota 100 e sulle altre misure di pensione anticipata è stato fatto da Il Sole 24 Ore di oggi.
Pensioni anticipate a quota 100: confermati i requisiti età-contributi di uscita dal 2019
Infatti, secondo quanto scrive il quotidiano economico, il lavoro che sta facendo il Governo sulle pensioni anticipate a quota 100 e sulle altre misure previdenziali è in continuo mutamento, con aggiornamenti sulle bozze e tavoli tecnici che si susseguono al ministero di Di Maio.
Resta in piedi saldamente la quota 100 con i requisiti minimi di 62 anni di età e 38 di versamenti contributivi. Le novità, semmai, riguarderebbero la componente retributiva e il calcolo della pensione in uscita. Sui contributi, infatti, si va verso il parziale (o, addirittura, totale) divieto di cumulo tra i redditi da pensione e quelli da lavoro. Tale divieto, già presente in passato, riguarderebbe gli anni di anticipo fino alla maturazione della pensione di vecchiaia prevista, per il 2019, a 67 anni. Nessuna penalizzazione, rispetto alle ipotesi che erano trapelate nelle scorse settimane, sarebbe prevista, invece, per chi dovesse andare in pensione anticipata con la quota 100. Nel dettaglio, si era parlato di un ritorno alla penalizzazione (già abrogata con la legge di Bilancio del 2017) di una percentuale (compresa tra lo 0,5 e l'1,5 per cento, inferiore a quella applicata dagli scorsi governi del 2 per cento) sull'importo mensile della pensione in caso di uscita anticipata.
Uscita con pensione anticipata a 42 anni e 10 mesi della Fornero: alternativa alla quota 100
Tuttavia, una prima alternativa alla quota 100 sarebbe rappresentata dalla pensione anticipata prevista già dalla riforma Fornero mediante uscita con i soli contributi. Infatti, secondo quanto scrive Il Sole 24 Ore, troverebbero conferma le voci degli ultimi giorni di uno stop all'adeguamento automatico dei contributi richiesti per le pensioni anticipate. Dunque, dal 2019, i requisiti di uscita rimarrebbero immutati rispetto al 2018 e, rispettivamente per gli uomini e le donne, pari a 42 anni e 10 mesi e a 41 e 10 mesi di versamenti. Discorso diverso, invece, è da farsi per le pensioni di vecchiaia: l'aumento di cinque mesi per il 2019 rimarrebbe confermato e dovrebbe durare fino a tutto il biennio 2019-2020, salvo poi verificare i dati sull'aspettativa di vita per decidere l'ulteriore adeguamento a partire dal 2021.
Sulle pensioni d'oro, invece, sta prendendo piede l'ipotesi di rivedere il progetto di legge targato Molinari-D'Uva che prevede tagli sugli assegni a partire dai 4.500 euro netti, corrispondenti ai 90 mila euro lordi annuali. L'obiettivo sarebbe quello di riscrivere la norma inserendola nella legge di Bilancio 2019, dopo le opportune verifiche tecniche e le risorse realmente reperibili dai tagli.
Uscita anticipata con proroga opzione donna 2019-2021 e Ape social: ipotesi riforma pensioni
Ma la riforma delle pensioni sul tavolo del Governo per la legge di Bilancio 2019, oltre alla novità della pensione anticipata a quota 100, potrebbe ripescare o prorogare alcune misure di uscita anticipata del passato, ovvero l'opzione donna e l'Ape social.
Proprio dalle risorse che potrebbero accumularsi dai tagli alle pensioni d'oro, potrebbe essere rifinanziata la proroga dell'opzione donna per il triennio 2019-2021. I requisiti di uscita rimarrebbero i 35 anni di contributi e l'età minima di 57 o 58 anni, rispettivamente, per le lavoratrici alle dipendenze e per le autonome. Nessuna novità, però, sarebbe prevista rispetto al calcolo dell'assegno di uscita: la misura sarebbe, in parte, autofinanziata dal ricalcolo delle pensioni con il metodo contributivo, con perdite fino al 30 per cento sul mensile. Infine, sul tavolo delle trattative per la riforma delle pensioni, il Governo starebbe pensando anche alla conferma dell'anticipo pensionistico Ape social oltre il 31 dicembre 2018.
La decisione potrebbe derivare dal non pieno utilizzo della misura nei due anni di sperimentazione (a fine luglio, le domande registrate erano all'incirca 40 mila), a causa dei tanti vincoli che, di fatto, hanno impedito a molti lavoratori di uscire a partire dai 63 anni.