Arrivano nuove simulazioni in merito alla pensione anticipata tramite la quota 100 ed alla possibile distribuzione degli assegni rispetto al territorio italiano. Secondo uno studio pubblicato dal quotidiano Il Sole 24 Ore, l'anticipo massimo di cinque anni con 38 anni di versamenti dovrebbe coinvolgere all'incirca 400000 lavoratori ed implicare un aumento del numero di prepensionamenti rispetto al totale complessivo degli assegni. Grazie alla nuova opzione si dovrebbe quindi assistere ad una vera e propria ondata di uscite flessibili, andando quindi a confermare il trend già avviato in corso d'anno.

Infatti, se a partire dall'inizio del 2018 si sono registrate meno erogazioni complessive (il dato risulta inferiore di circa l'1%), le uscite anticipate sono cresciute del 7%. Un trend che sembra quindi destinato a proseguire ulteriormente nel corso dei prossimi mesi grazie ai provvedimenti di flessibilità previdenziale che saranno inseriti all'interno della legge di bilancio 2019.

Pensioni anticipate, favoriti gli uomini con contribuzioni elevate

Stante la situazione appena descritta, risulta già oggi evidente che tra i principali beneficiari dei meccanismi di pensionamento anticipato finora disponibili ci sono gli uomini, che risultano tra i fruitori delle opzioni di prepensionamento nel 78% dei casi (con importi che vanno mediamente tra le 1600 e le 1700 euro al mese).

Per quanto concerne invece la distribuzione territoriale, le uscite anticipate premiano in particolare il Nord Italia, dove è possibile vantare con maggiore facilità una lunga carriera contributiva. Proprio in questo senso, nei calcoli e nelle stime circolate finora sembra che tra le regioni con maggiori probabilità di beneficiare della quota 100 troviamo il Piemonte, la Lombardia, il Veneto e l'Emilia - Romagna.

La nuova quota 100 ed il vincolo dei 38 anni di età

Ad apparire determinante rispetto allo scenario appena delineato non è solo il vincolo anagrafico, fissato al raggiungimento di almeno 62 anni di età. Anche il vincolo contributivo dei 38 anni di versamenti (contro i 20 anni necessari per il pensionamento ordinario a 67 anni) rischia di risultare un freno per le uscite dei lavoratori, soprattutto in quelle regioni dove è più complicato riuscire ad evitare carriere discontinue o buchi nella propria storia contributiva.

Per cercare di porre parziale rimedio si è parlato negli scorsi giorni di un possibile meccanismo utile proprio a recuperare in modo agevolato eventuali ammanchi nei versamenti, oltre che a riscattare senza eccessivi oneri periodi come gli studi universitari. Resta comunque implicito che la platea degli effettivi richiedenti potrebbe non corrispondere perfettamente a quella di coloro che hanno maturato i requisiti, visto che scegliere di dare seguito al meccanismo di anticipo significa rinunciare ad una parte dell'assegno (fino ad un quinto) che si sarebbe maturato raggiungendo i requisiti dell'assegno di vecchiaia.