Anche le Pensioni negli anni si rivalutano in base al meccanismo della perequazione. Si tratta dell’adeguamento degli assegni previdenziali all’aumento del costo della vita sancito dall’Istat annualmente. Negli ultimi anni le pensioni non sempre sono state rivalutate. Dopo anni di blocco, nel 2018 c’è stato un piccolo incremento per quel meccanismo di rivalutazione che una volta era chiamato “scala mobile”. Le buone notizie per i pensionati, da coloro che percepiscono le pensioni minime a quelli che incassano quelle più elevate è che dal 1° gennaio è già stato confermato uno scatto dell’1%.

Fase transitoria

Come riporta il quotidiano “Il Giornale”, gli aumenti previsti dal meccanismo della scala mobile del 2019, saranno maggiormente vantaggiosi per gli assegni più alti, perché la disciplina transitoria che fu introdotta nel 2014, va in scadenza a fine 2018 e pertanto nel 2019 si tornerà al vecchio meccanismo di rivalutazione. La normativa transitoria prima ha bloccato gli assegni per anni e poi ha stabilito un meccanismo di rivalutazione basato su 5 scaglioni che definivano le fasce dei pensionati a cui erogare la rivalutazione piena o ridotta in base agli importi degli assegni di pensione che percepivano. Adesso si torna al vecchio meccanismo sui 3 scaglioni e molti pensionati che prendono importi superiori alle soglie minime si vedranno un aumento superiore a quanto previsto dalla disciplina transitoria.

Le cifre

Ci vorrà un decreto Interministeriale, cioè del Ministero di Economia e Finanza e del Ministero del Lavoro, per stabilire gli importi esatti di aumento delle prestazioni previdenziali in pagamento dal prossimo gennaio. Resta il fatto che stando all’aumento previsto pari all’1% di cui parla il quotidiano, le pensioni minime saliranno di circa 5 euro, passando da 507,42 euro al mese, a 512,49 euro.

La rivalutazione inciderà anche sull’assegno sociale, la prestazione assistenziale erogata a chi non ha carriere lavorative tali da garantirsi una pensione con le normali prestazioni pensionistiche vigenti. Per l’ex pensione sociale si passerà dai 453 euro fissati per tutto il 2018, a 457,53 euro del 2019. Gli scaglioni di cui parlavamo, segnano le fasce di pensionati a cui dare la piena rivalutazione, cioè la percentuale di scatto rispetto al tasso di inflazione.

La rivalutazione piena, cioè pari al 100% del tasso di inflazione stimato sarà appannaggio delle pensioni fino a 3 volte il minimo, cioè fino alla cifra massima di 1.523 euro. Per prestazioni più elevate e fino a 5 volte il minimo (2.538 euro) la rivalutazione scende al 90% del tasso di aumento del costo della vita. Aumento del 75% invece per le pensioni superiori a quella soglia. Resta in piedi però l’idea del governo di congelare gli scatti per gli assegni più elevati. Infatti, per gli assegni superiori a 4.500 euro al mese, che poi sono quelli finiti nel mirino dei tagli alle pensioni d’oro che il Vice Premier Di Maio ed il suo M5S da tempo hanno programmato, ci potrebbe essere il congelamento anche di questa rivalutazione.