Liberi tutti, in materia previdenziale, era uno slogan della campagna elettorale dello scorso 4 marzo che ha portato al governo Lega e Movimento 5 Stelle. Quota 100 per tutti senza paletti e senza vincoli, così sembrava dovesse nascere la misura, almeno stando alle promesse elettorali che poi sono state trasferite nel famoso contratto del governo del cambiamento sottoscritto dagli attuali Vice Premier Salvini e Di Maio. La misura avrebbe dovuto consentire a chi, sommando età anagrafica e contribuzione versata, arriva a 100 di lasciare il lavoro con questa nuova misura.
La risposta alla richiesta di flessibilità del sistema previdenziale ed il primo passo per il superamento della legge Fornero, questi gli obiettivi di quota 100. Stando alle ultime voci che trapelano dalla stanze della maggioranza, entrambi gli obiettivi potrebbero non essere raggiunti, o almeno non del tutto. Infatti per evidenti motivi di cassa e di spesa da sostenere, l’esecutivo deve per forza di cose mettere paletti e vincoli atti a limitare la platea di destinatari di tale misura, che comunque, allo stato attuale delle cose, dovrebbe comunque essere varata. I vincoli di cui tanto si parla sono sempre gli stessi, cioè il tetto minimo di età e contribuzione, a partire dai quali consentire il pensionamento con quota 100.
E la misura man mano che si avvicina la legge di Bilancio, sembra allontanarsi sempre di più per molti lavoratori.
I paletti molto ristretti
A che età si può andare in pensione con quota 100 è forse l’argomento più discusso degli ultimi giorni. Tutto sembra pendere verso la ormai datata proposta di Matteo Salvini, con la misura che si centra a partire dai 62 anni.
Per come è noto il meccanismo della quota 100, l’individuo che ha compiuto 62 anni di età, per poter sfruttare la pensione con la nuova misura e quindi in anticipo rispetto alle attuali soglie per la pensione di vecchiaia o anticipata, dovrà aver maturato almeno 38 anni di contributi versati. La soglia di contribuzione previdenziale versata è l’altro argomento spinoso di questi giorni e rappresenta il secondo vincolo stringente che il governo valuta di inserire nella misura.
Proprio 38 anni sarebbe l’ultima ipotesi che circola dai soggetti che stanno lavorando al dossier previdenziale. La soglia non sarebbe valida solo per chi ha 62 anni di età, ma anche per i lavoratori più in là negli anni. In pratica, a 63 anni piuttosto che a 64 o 65, saranno sempre necessari 38 anni di contributi previdenziali versati. Parlare di quota 100 per questi soggetti è esercizio difficile, perché di fatto la quota per costoro salirebbe a 101 per un sessantatreenne, 102 per il sessantaquattrenne e 103 per chi invece ha 65 anni.
Una misura più vicina alla pensione di anzianità che a quella di vecchiaia
Se l’età minima prevista per la misura rappresenta un notevole vantaggio in termini di età anagrafica per lasciare il lavoro, perché dal 2019 la pensione di vecchiaia salirà a 67 anni, non è lo stesso per la dote di contributi da racimolare.
Infatti, la pensione di vecchiaia 2019, si allontanerà di 5 mesi per via dell’aspettativa di vita, ma solo per l’età pensionabile. La pensione di vecchiaia con 20 anni di contributi resterà tale anche l’anno venturo. Per la quota 100 ne servono quasi il doppio e pertanto, per lavoratori con carriere discontinue, frammentate e senza il fattore della continuità, la nuova misura servirà a poco. L’elevato numero di contributi richiesti avvicina quota 100 di più alla pensione anticipata che a quella di vecchiaia.
Sempre a partire dal prossimo 1° gennaio, le vecchie Pensioni di anzianità, ribattezzate pensioni anticipate dalla riforma Fornero, saranno fruibili sempre senza limiti di età, solo da coloro che hanno raggiunto i 43 anni e 3 mesi di contribuzione previdenziale versata (per le lavoratrici un anno in meno).
I 38 anni richiesti per la quota 100 sono più vicini alla soglia di contributi richiesti per la pensione anticipata. Il vantaggio della nuova misura pertanto sarebbe appannaggio di lavoratori con carriere piuttosto continue, a cui mancano pochi anni per raggiungere la soglia utile all’anzianità di servizio per il pensionamento. Un lavoratore che ha già 40 anni di servizio, potrebbe accedere alla pensione con quota 100 senza dover attendere di completare il percorso contributivo dei 43 anni e 3 mesi, sempre che abbia compiuto almeno 62 anni di età.