Continua ancora la battaglia sulle Pensioni in vista dell'approvazione da parte del Governo della nuova Legge di Stabilità che porterà numerose novità in campo previdenziale e del lavoro. Il giorno 20 ottobre, infatti, potrebbe essere la giornata definitiva visto che si conosceranno le decisioni sulle misure volte a superare la Riforma Fornero.

Come ipotizzato dal Governo Conte, l'uscita anticipata si farà a partire dai 62 anni di età anagrafica unitamente ai 38 anni di versamenti contributivi senza alcun tipo di penalizzazione come era stato ipotizzato qualche giorno fa e senza l'ipotesi del ricalcolo dell'assegno previdenziale secondo il metodo contributivo.

La misura, tuttavia, avrà un costo pari a otto miliardi di euro per il primo anno di applicazione per poi aumentare ulteriormente negli anni a venire e garantirà una copertura previdenziale a circa 492 mila lavoratori come ha annunciato anche lo stesso Ministro dell'Interno Matteo Salvini.

Salvini preme sulla Quota 41 per i precoci

Stando a quanto riportato dal quotidiano "Il Messaggero", il vicepremier della Lega ha manifestato la volontà di riprendere la misura riguardante i lavoratori precoci. Si tratta della cosiddetta Quota 41 che garantirebbe loro il pensionamento anticipato dopo la maturazione di almeno 41 anni di contributi effettivi indipendentemente dall'età anagrafica. Il requisito, quindi, verrebbe abbassato di oltre un anno rispetto a quello previsto dalla normativa vigente (42 anni e 10 per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne).

Quota 41 aumenterà la spesa pensionistica, Durigon contrario

A dimostrare tutta la sua contrarietà è il sottosegretario al Ministero del Lavoro Claudio Durigon che avrebbe rammentato gli effetti di un'eventuale approvazione della misura. Secondo quanto affermato da "Il Sole 24 Ore", infatti, l'abbassamento di un ulteriore anno di anzianità contributiva determinerebbe un ulteriore aumento della spesa pensionistica che potrebbe arrivare fino ai 12 miliardi di euro.

"Andiamo avanti con 62+38 secchi. La quota, da sola e senza penalizzazioni o ricalcoli della parte retributiva del montante, costerebbe per il primo anno 7 miliardi", ha spiegato.

Stando alle previsioni contenute nella nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza, infatti, la spesa per le pensioni potrebbe crescere di 22,5 miliardi nei prossimi quattro anni passando dai 269,2 miliardi previsti a 291,7 miliardi di euro.

Gli incrementi evidenziati dallo stesso Durigon, inoltre, andranno ad aggiungersi alle spese che si dovranno sostenere con la quota 100 e il cosiddetto reddito di cittadinanza. Nel lungo periodo, invece, è previsto un aumento della spesa pari al 16% del Pil nei prossimi 25 anni.