Ancora l'Anief al centro della lotta per il diritto degli insegnanti, questa volta in riferimento al tema Pensioni. Per quanto riguarda la quota 100, l’Inps non molla la presa ma secondo il presidente dell' Associazione Nazionale Insegnanti e Formatori, Marcello Pacifico, è necessario per la Scuola uno svecchiamento del corpo docente che risulta essere il più vecchio del mondo, dunque a rischio burnout. I conti pubblici, secondo Pacifico, vengono messi al primo posto rispetto alle necessità di queste categorie di lavoratori che, dopo una vita al servizio della scuola, non riescono ad ottenere la pensione anche avendo 38 anni di versamenti contributivi.

Negli altri paesi dell'Unione europea, gli insegnanti vengono collocati a riposo molto prima rispetto ai colleghi italiani ed è per questo che l'Anief chiede al Governo di modificare la legge Fornero e ristabilire i requisiti necessari al collocamento pensionistico prima della riforma. Tutto questo per permettere anche alle nuove generazioni di potersi affacciare nel mondo del lavoro e dell'insegnamento.

Approvazione quota 100

Partiamo dall'approvazione della quota 100 per la quale c'è guerra aperta tra Governo e Inps. In questi ultimi giorni, il presidente dell’Istituto nazionale di previdenza Tito Boeri ha dichiarato che questa operazione costerebbe troppo - intorno ai 100 miliardi di debito pensionistico complessivo - e che influirebbe in modo grave sulle generazioni future.

Per Marcello Pacifico, invece, è fondamentale che quota 100 passi con la legge di bilancio: secondo il suo pensiero infatti c’è un gap generazionale da riempire per riqualificare la scuola italiana. I docenti che hanno diritto a essere stabilizzati dovranno essere anche soggetti che hanno un'età intorno ai 40 anni, e non solo gli under 30, in quanto dopo decenni di precariato anche loro hanno diritto a essere valorizzati e ottenere il ruolo.

Comparto scuola: anticipo pensione a 62 anni

Per il comparto scuola, continua Pacifico, l’approvazione dell’anticipo pensionistico a 62 anni è necessario per lo svecchiamento del corpo docente che, come già anticipato, è il più anziano del mondo con una media di 54 anni. Inoltre, con l'uscita dal lavoro di molti di questi docenti, si potrebbe abbattere il precariato che, in questo settore, ha la percentuale più alta che in altri della Pubblica Amministrazione, circa il 13 per cento.

L'Anief, nella persona del suo presidente, ritiene importante dare la possibilità di creare diverse finestre pensionistiche per i docenti italiani affinché possano avvicinarsi ai colleghi che in altri Paesi europei possono lasciare l'insegnamento precocemente, magari svolgendo altre mansioni come quello di tutor ma sempre a sostegno della didattica. Pacifico ritiene che insegnare, a lungo andare, possa creare malattie professionali sia a livello psicologico che fisico portando anche a casi di invalidità. Da uno studio nazionale è stato rilevato che molti insegnanti, specialmente nelle scuole dell'infanzia, sono soggetti a problemi psichiatrici ma a anche oncologici. In Europa, ad esempio, un insegnante va in pensione a 63 anni; Francia e Germania danno la possibilità di collocarsi a riposo con 25/27 anni di versamenti contributivi e senza riduzioni sull'assegno pensionistico. Per la scuola, quindi, è vitale poter lasciare a 62 anni per garantire anche la sicurezza dei discenti affidati a insegnanti sempre più stressati e con riflessi rallentati dall'età non più verde.