La vita media degli italiani sale e quindi si vive più a lungo, almeno secondo le statistiche. Questa è sicuramente una buona notizia ma se si guarda dal punto di vista delle Pensioni, l'aumento della vita media degli italiani non può essere considerato positivo. Infatti fin dai tempi dei governi Berlusconi, si è iniziato a collegare la vita media degli italiani ai requisiti di accesso alle pensioni. Più a lungo si vive e più tardi si va in pensione, perché le soglie di età e contributi da raggiungere vengono spostate in avanti negli anni. L’impatto della riforma Fornero ha peggiorato questo collegamento, con un nuovo scatto previsto per il 2019.

Stando al decreto con cui il governo Gentiloni lo scorso anno sancì l’applicazione di questo meccanismo, nel 2019 le pensioni di vecchiaia, che oggi si centrano con 66 anni e 7 mesi di età con 20 di contributi, si allontanano di 5 mesi. Lo stesso per le pensioni anticipate, quelle comunemente scollegate da vincoli di età. Il governo Conte però sembra essere seriamente intenzionato a porre un freno a questo continuo inasprimento dei requisiti, come conferma il Sottosegretario al Ministero del Lavoro, Claudio Durigon. Cosa accadrà allora l’anno venturo? Che requisiti servono per accedere alle pensioni? Ecco il punto della situazione, soprattutto per quanto concerne le pensioni anticipate come sottolinea un articolo del quotidiano “Il Messaggero”.

La stima di vita

Fermo restando il requisito della contribuzione minima, che come dicevamo è pari a 20 anni, l’età per la pensione di vecchiaia sale a 67 anni. Età pensionabile sia per uomini che per donne ed anche per l’assegno sociale. Il governo è al lavoro per bloccare il meccanismo sulle pensioni anticipate, ma non su quelle di vecchiaia il cui aumento delle soglie è ormai certo.

Le pensioni di anzianità invece potrebbero non subire l’aumento perché il congelamento del meccanismo per questo strumento lascerebbe inalterati i requisiti di accesso oggi vigenti, anche per il 2019. Verrebbe detonato l’aumento a 43 anni e 3 mesi già previsto con il decreto del governo Gentiloni. La soglia anche nel 2019 potrebbe rimanere a 42 anni e 10 mesi di contributi versati.

La misura continuerà comunque a prevedere la distinzione tra uomini e donne, dove per queste ultime, il montante dei contributi necessari per la pensione anticipata a prescindere dall’età anagrafica si riduce di un anno, scendendo a 41 anni e 10 mesi.

Le finestre sono comunque penalizzanti

Il sottosegretario Durigon, come si legge dalle pagine del Messaggero, dà per certo lo stop all’aspettativa di vita in funzione delle pensioni anticipate. Allo stesso tempo però, la misura subirà un cambiamento strutturale che nonostante lo stop, procurerà un inasprimento in termini di data di accesso alle pensioni. Infatti si paventa l’ipotesi di inserire anche per le pensioni di anzianità, come per quota 100, un meccanismo a finestre mobili.

In pratica le pensioni con questo sistema non si percepiscono dal primo giorno del primo mese successivo a quello in cui si raggiungono i requisiti, ma più in avanti nel tempo.

Tornano alla memoria le finestre per gli usuranti, che da qualche anno sono scomparse ma che durante la loro applicazione spostavano la decorrenza delle pensioni di 12 o anche 18 mesi dalla data di raggiungimento del diritto alla pensione. Per le pensioni anticipate, si potrebbero inserire le finestre trimestrali, come ormai appare certo accadrà per la quota 100. Un lavoratore che completa i 42 anni e 10 mesi di contributi a gennaio, anziché ricevere il primo rateo di pensione a febbraio, potrebbe riceverlo ad aprile.

Questo se il meccanismo fosse quello delle finestre mobili. Se invece, come sembra chiaro per quota 100, le finestre saranno fisse, per accedere alla quiescenza occorrerà attendere la prima finestra utile, delle quattro previste, dopo aver completato i requisiti richiesti.