La nascita di quota 100, oltre che favorire i lavoratori in termini di uscita dal lavoro rispetto alle norme della Fornero, secondo fonti vicine al governo dovrebbe favorire anche un discreto rilancio occupazionale. Il meccanismo sulla carta è semplice, perché se si manda in pensione un lavoratore con largo anticipo (e quota 100 prevede anticipo fino a 5 anni), le aziende dovrebbero avviare processi di sostituzione dei neo pensionati. Forza lavoro giovane in sostituzione di quella vecchia andata in pensione che però non trova riscontro dalle analisi di tecnici e imprese, come Confindustria che ha sottolineato come non sia sicuro che le aziende provvedano ad assumere per davvero, un nuovo lavoratore per ogni pensionato.

La convenienza a sfruttare quota 100 da parte dei lavoratori poi, risulta essere un altro ostacolo alla riuscita della nuova misura che secondo l’esecutivo dovrebbe consentire a 315mila persone di lasciare il lavoro. La misura prevede paletti e vincoli piuttosto dissuasivi ed ecco che si pensa a soluzioni che spingano i lavoratori a scegliere la quota 100 e le aziende a favorire esodo ed assunzioni nuove. Il “Corriere della Sera” in un recente articolo porta l’attenzione sui cosiddetti “Fondi di Solidarietà Bilaterali”, una misura che si rivolge proprio alle aziende e che potrebbe consentire ai lavoratori di lasciare il lavoro 3 anni prima di aver raggiunto i requisiti per la quota 100.

La quota 100 e le sue problematiche

Quota 100 prevede già nella sua struttura due paletti ben definiti. Il vincolo dell’età e dei contributi da detenere per rientrare nel perimetro dei destinatari di questa pensione anticipata sono stati inseriti per rendere la misura meno onerosa per le casse dello Stato. Servono 62 anni di età e 38 di contributi come soglie minime di accesso e questi vincoli hanno ridotto la platea di possibili fruitori dell’anticipo di pensione ai 350mila di cui parla l’esecutivo.

Divieto di cumulo con altri redditi da lavoro, finestre di uscita ed importi della pensione sono gli altri vincoli che sempre secondo le stime del governo, ridurranno la platea dei destinatari a 315mila soggetti che effettivamente andranno a richiedere quota 100.

Non si potranno cumulare redditi da lavoro con quelli di pensione tranne che qualche lavoro autonomo occasionale fino alla soglia massima di 5.000 euro per anno.

Le finestre, cioè la decorrenza delle Pensioni, non scattano dal primo giorno del mese successivo a quello in cui si raggiungono i requisiti di quota 100, ma tre mesi dopo per i lavoratori del privato e 6 mesi dopo nel Pubblico Impiego. Inoltre, lasciare il lavoro prima, da un anno a 5 di anticipo, significa accettare un assegno previdenziale naturalmente inferiore per via dei coefficienti di trasformazione dei contributi in pensione e per via del minor numero di anni di lavoro coperti da contribuzione.

Strumenti atti ad incentivare le uscite con quota 100

In questa ottica, come riporta il Corriere, il governo pensa di inserire nel decreto del 12 gennaio (data in cui dovrebbe essere pubblicato il DL sulle pensioni e su quota 100) una misura volta a spingere aziende e lavoratori verso l’utilizzo di quota 100.

Per ottenere il secondo obiettivo prefissato dall’esecutivo per la quota 100, cioè il rilancio occupazionale, l’idea è quella dei fondi bilaterali. Aziende e sindacati dopo accordo potranno decidere di anticipare l’uscita dei lavoratori che si trovano ad almeno 3 anni dall’età utile per quota 100. In pratica, al lavoratore si concederebbe una erogazione straordinaria pari all’importo della sua pensione da quotista, già a 59 anni di età. Una erogazione a carico delle aziende che così potrebbero sostituire fin da subito i lavoratori più anziani con altri più giovani. Una soluzione utile alle aziende che vogliono adottare il turnover e svecchiare l’organico dipendenti, sulla falsariga dell’Isopensione.

Incentivi che potrebbero collegarsi anche a quelli immessi nell’altra grande misura dell’esecutivo, il reddito di cittadinanza. Infatti per la misura di contrasto alla povertà si pensa a girare l’importo del benefit per diversi mesi a quelle aziende che decideranno di assumere soggetti che percepiscono il sussidio.