Per domani il testo del decreto sulle Pensioni approderà in Consiglio dei Ministri. Intanto è stata già resa pubblica la bozza, della quale parlano un po’ tutti i media italiani. La misura più attesa è sicuramente quota 100 e proprio su questo provvedimento, le novità apparse nella bozza di decreto sono molto importanti. Secondo il “Corriere della Sera” per esempio, chi opterà per la quota 100 rischia di perdere anche un terzo della pensione teoricamente spettante. Novità importanti anche per il ruolo che le aziende avranno per quanto concerne la misura, con la possibilità che queste si sostituiscano ai lavoratori che lasceranno il posto di Lavoro con il nuovo canale di uscita, nel versamento dei contributi per il riscatto di laurea.

La misura e come funzionerà

Il decreto conferma la struttura di quota 100 per quanto concerne requisiti di accesso e paletti della misura. Come si rientra in quota 100 ormai è assodato. Serviranno almeno 62 anni di età ed almeno 38 anni di contributi versati. Sono le due soglie minime che lasciano il campo a diverse combinazioni possibili oltre la prima che sommando età e contributi, cioè 62 e 38 anni, dà la quota 100 perfetta. Possibile accedere alla pensione con questo strumento anche con 63+38, 64+38, 65+38 e 66+38. Queste le vie di anticipo offerte dalla misura rispetto alla pensione di vecchiaia a 67 anni come si centra oggi dopo i 5 mesi di aumento per l’aspettativa di vita.

Per quanto concerne i paletti, anche in questo caso tutto ormai stabilito, con il divieto di cumulo del reddito da pensione con altri redditi da lavoro dipendente o autonomo.

L’unica produzione di reddito che sarà ammessa per arrotondare la propria pensione da quotista sarà quella da lavoro autonomo occasionale entro il tetto massimo di 5.000 euro per anno. La misura sarà in vigore per 3 anni ed il divieto di cumulo scomparirà solo nel momento in cui i pensionati che hanno sfruttato l’anticipo, arriveranno a 67 anni di età.

La decorrenza delle pensioni con quota 100 sarà con le finestre mobili, cioè 3 mesi dopo aver completato i requisiti per i lavoratori del settore privato e 65 mesi dopo per gli statali.

Contributi figurativi

ll via ai nuovi pensionamenti a 62 anni di età e 38 di contributi scatta dal 1 aprile, questa la prima finestra utile per la misura.

Come dicevamo i contributi minimi da racimolare, a prescindere dall’età che si ha, cioè dai 62 ai 66, restano 38. Dalla bozza non trapelano indiscrezioni o novità riguardanti la tipologia dei contributi utili all’accesso. In pratica, anche se inizialmente si era parlato di limitazioni in materia di contributi figurativi da poter utilizzare per la quota 100, salvo stravolgimenti del decreto rispetto alla bozza, tutta la contribuzione figurativa dovrebbe essere buona per raggiungere i 38 anni richiesti.

Dentro riscatto di laurea, servizio militare, maternità, cassa integrazione e disoccupazioni indennizzate tanto per citare i più comuni casi di contributi figurativi presenti negli estratti conto dei lavoratori.

Tra l'altro, nell'indirizzo di rilanciare l'occupazione da parte del governo, nella bozza entrano in gioco per quota 100 anche le imprese. Le aziende che al fine di svecchiare l'organico dipendenti volessero spingere i lavoratori più anziani a sfruttare quota 100, potrebbero sostituirsi a loro nel riscatto di laurea, consentendo ad un lavoratore con 34 anni di contributi, di arrivare a 38 grazie ai 4 anni del corso di laurea. Versamenti che l'azienda si vedrebbe trasformare in sgravi fiscali.

Questione importi

Nessuna penalizzazione di assegno pensionistico sarà applicata alla quota 100, almeno per quanto concerne la struttura normativa della misura. È evidente però che lasciare il lavoro prima non potrà in nessun caso consentire ai lavoratori di percepire un assegno pensionistico di importo uguale a quello che andrebbero a percepire aspettando i 67 anni e la relativa pensione di vecchiaia.

Una cosa che accade per qualsiasi misura pensionistica che preveda un anticipo di quiescenza rispetto alle normali soglie. Uscire con quota 100 fino a 5 anni prima che si raggiunga l’età utile alla pensione di vecchiaia significa in definitiva versare meno anni di contributi e quindi percepire meno come importo della pensione. Inoltre, anche i coefficienti di trasformazione dei contributi in pensione sono meno favorevoli in base a quanti anni prima si lascia il posto di lavoro.

Come dicevamo in premessa, il Corriere della Sera con un eloquente articolo di analisi sulla novità previdenziale, ha messo in luce l’entità della perdita in termini di assegno pensionistico. Secondo il quotidiano, che riporta i dati dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio, il taglio va dal 5 al 30%, in base a chi anticiperà la pensione di un solo anno o a chi sfrutterà tutto l’anticipo concesso.

Nell’articolo si evidenziano i tagli effettivi che si subiranno messi a rapporto con gli anni in più di pensione che si percepirà. Per un soggetto che lascerà il lavoro un anno prima dei 67 anni, la perdita sarà solo dello 0,22%, mentre salirà al 9% per chi sarebbe dovuto andare in pensione nel 2025 ed invece, grazie a quota 100 lascerà il lavoro nel 2019.