Continua a far discutere ed a dividere il decreto sicurezza per quanto concerne il taglio ai fondi destinati alle associazioni per l’accoglienza dei migranti. Il Vice premier e Ministro dell’interno Matteo Salvini ha ufficializzato i tagli dei fondi destinati a questa problematica, con le nuove dotazioni che prevedono una spesa per ogni immigrato da 19 a 26 euro al giorno e non più da 35 euro al dì come previsto fino ad ora. Un drastico taglio per le associazioni, per le cooperative e per le caritas che adesso protestano e reagiscono disertando, licenziando i loro dipendenti in esubero e disertando le gare d’appalto ed i nuovi bandi che nascono in base alle nuove disposizioni normative provenienti dal Viminale.

La Croce rossa di Roma per esempio sta per tagliare 60 dipendenti proprio per via della riduzione dei fondi.

Un taglio ingiustificato secondo le cooperative

Numerosi posti di lavoro andranno perduti per via di questi tagli voluti dal governo che andranno anche a minare i processi di integrazione dei migranti. Questa in sintesi la posizione delle cooperative che curano l’immigrazione che adesso arrivano addirittura a minacciare azioni legali mentre nel frattempo boicottano i bandi e li disertano. Quello che adesso viene chiamato “decreto Salvini” (i tagli sono contenuti nel decreto 113 del 2018, il decreto sicurezza) con la riforma del pacchetto normativo sull’accoglienza è la causa di queste proteste.

Salvini ha ufficialmente dato il via alle nuove norme che adesso saranno le uniche su cui si avvieranno le gare ed i bandi. Il Capo del Dipartimento Libertà Civili e Immigrazione, Gerarda Pantalone ha sottolineato come le nuove regole non intaccano i servizi primari dei migranti ma vertono solo nel dare seguito alle politiche di taglio agli sprechi, soprattutto sui servizi non essenziali che vengono erogati ai richiedenti asilo.

Le posizioni sono diametralmente opposte quindi, con le cooperative, le onlus e le associazioni che parlano di tagli ingiustificati e con gli esponenti del governo che la pensano in maniera differente.

Cosa cambia davvero

Le nuove regole sull’accoglienza adesso diventano le uniche sulle quali le prefetture si baseranno per predisporre i bandi per la gestione dei centri di accoglienza.

L’oggetto del contendere ed il pomo della discordia resta dunque il taglio dei soldi previsti per ogni migrante. Le nuove regole infatti prevedono una sostanziale riduzione della cosiddetta quota base che scende da 35 euro al giorno per migrante a 19 euro al giorno per migranti che vengono accolti nei certi di accoglienza di dimensioni più grandi ed a 26 euro per i centri di raccolta più piccoli. Un’altra novità del decreto è la cancellazione del permesso di soggiorno per motivazioni umanitarie. I richiedenti asilo per motivi umanitari adesso devono essere accolti solo nei Cara, i Centri di accoglienza per richiedenti asilo. Nonostante i tagli il Ministero dell’Interno però assicura che verranno comunque garantiti ai migranti il vitto, l’alloggio, il kit igienico-sanitario ed una scheda telefonica da 5 euro.

Sono questi infatti quelli che nella norma vengono chiamati servizi essenziali. In pratica, da adesso i Centri di Accoglienza non dovranno più occuparsi di quelli che il governo evidentemente reputa servizi non essenziali e da concedere solo ai Cara. Niente più insegnamento della lingua italiana, niente più mediazione culturale, niente formazione professionale, niente supporto legale e nemmeno l’assistenza psicologica, sociale e sanitaria.