Tito Boeri, professore alla Bocconi di Milano ed ex presidente dell'Inps, è stato ospite della trasmissione "Piazza Pulita" andata in onda ieri sera sul La7, rilasciando una intervista in cui ha parlato di Pensioni, spaziando da Quota 100 a quelle d'oro dei sindacalisti. Intervistato dal conduttore Corrado Formigli,Boeri ha spiegato ciò che provò a fare quando era a capo dell'Istituto di Previdenza Sociale Italiano, senza ottenere grandi risultati perché fermato dai veti del governo e dai ministri Poletti e Di Maio. Ecco in sintesi il Boeri pensiero, con le indicazioni che lo stesso professore dà al governo per risolvere i problemi che per forza di cose Quota 100 lascerà in campo.

Boeri su Quota 100

"Quota 100 è stata prodotta per premiare alcune categorie di italiani, ma a discapito di altre", così inizia Boeri la sua intervista in prima serata su La7. Uno spaccato duro, quello di Boeri, sulla tanto discussa misura fortemente sponsorizzata da Lega e Movimento 5 Stelle. Boeri fa l'esempio di due persone con la stessa carriera lavorativa, entrambe con 38 anni di contributi versati, che compiono 62 anni, una a dicembre 2021 e l'altra nel mese di gennaio 2022. Se tutto si lascia così come è ora, secondo Boeri, la penalizzazione che il secondo lavoratore avrà sarà pesantissima: il nato nel dicembre 1959, per il solo fatto di compiere 62 anni con Quota 100 in funzione (fino a dicembre 2021), andrà in pensione nei primi mesi del 2022, mentre l'altro lavoratore, per la sola colpa di essere nato un mese dopo, andrà in pensione dopo circa 8 anni.

Anche se quest'ultimo utilizzasse la anticipata, cioè la pensione distaccata da limiti anagrafici, che oggi si centra con 42 anni e 10 mesi di contribuzione, lo scalone sarebbe meno ripido, ma sempre pesante.

La soluzione che Tito Boeri propone, rispondendo alla domanda di Formigli su come spalmarlo per non farlo pesare ai lavoratori, è ormai diventata un suo cavallo di battaglia.

Si tratta della pensione a 63 anni di età ma con calcolo contributivo dell'assegno: "Bisogna mandare tutte le generazioni future in pensione anche 4 anni prima della pensione di vecchiaia, ma applicando le riduzioni di assegno in modo tale da rendere equi i trattamenti pensionistici tra chi va prima e chi sceglie di andare dopo a riposo", questo il ragionamento di Boeri sulla sua pensione contributiva a 63 anni.

In pratica, chi, a sua libera scelta, optasse per andare in pensione prima, dal momento che percepirebbe più mesi di pensioni, dovrebbe percepire di meno. Questo si fa, secondo Boeri, imponendo il ricalcolo con il sistema contributivo a tutta la pensione e non solo sulla parte che ricade in questo sistema.

La pensione dei sindacalisti

Per Boeri, Quota 100 è iniqua e ben più costosa dei 20 miliardi di cui si parla perché andrebbero considerati gli effetti sui mercati e sullo spread. Se è iniqua Quota 100, anche altre sfaccettature del sistema previdenziale risultano piene di disparità di trattamento: il discorso di Boeri va così a finire sulle pensioni dei sindacalisti, che grazie alla contribuzione aggiuntiva versata dal proprio sindacato a fine carriera possono arrivare a raddoppiare la propria pensione.

Un trucco o una magia, come le chiama il conduttore Formigli, che sono confermate da Boeri quando cita anche una circolare Inps che ha reso lecita questa prassi. In pratica, se il sindacato alla fine della carriera di un lavoratore versa la contribuzione aggiuntiva, questa in sede di calcolo della pensione spettante viene calcolata con il sistema retributivo. Durante il discorso di Boeri viene prodotta una slide con una tabella che mostra un esempio lampante del trattamento di favore che i sindacalisti ottengono in sede di calcolo del proprio assegno previdenziale: il soggetto dell'esempio è un lavoratore che fuoriesce da pubblico impiego e che ha chiuso 20 anni di contributi nel sistema retributivo, cioè prima del 1992.

Questo sindacalista a fine carriera riceve un versamento una tantum aggiuntivo di 2500 euro e ha una retribuzione di 1000 euro. Grazie a questo autentico escamotage riceverà 1300 euro di pensione in più al mese per tutta la vita. Un trattamento favorevole ed iniquo verso gli altri lavoratori, come conferma anche Boeri.

Il professore dice anche di aver cercato di correggere questa anomalia quando era Presidente dell'Inps. Per due volte Boeri ha prodotto circolari che avrebbero bloccato questo sistema di favore, ma Poletti prima e Di Maio poi hanno bloccato i provvedimenti, chiedendo revisioni e ritocchi alle circolari.