Lo stop alla sperimentazione delle Pensioni anticipate con quota 100 potrebbe rimandare l'uscita di chi ne raggiunga i requisiti previsti a partire dal 1° gennaio 2022, e rimanga dunque escluso dalla misura, fino al compimento dei 67 anni e nove mesi di età. È questa la prospettiva, meno rosea delle previsioni degli ultimi giorni, in conseguenza del possibile adeguamento delle pensioni di vecchiaia alla speranza di vita. Infatti, i calcoli effettuati nelle ultime settimane sul possibile "scalone" delle pensioni a quota 100 risulterebbero più ottimistici rispetto alla realtà dell'adeguamento dei requisiti di uscita che verranno ridiscussi entro la fine del 2019 con l'adozione di un provvedimento del Ministero del Lavoro e della Ragioneria Generale dello Stato che aumenterebbe l'età delle pensioni.
È notizia di questi giorni che la speranza di vita degli italiani è cresciuta e, soprattutto, che sia aumentata anche la vita media degli anni a partire dai 65, ovvero il periodo coincidente con il godimento della pensione, parametro preso in esame dall'Istat per il calcolo degli incrementi della pensione di vecchiaia.
Pensioni anticipate: ultime novità di oggi su quota 100 e aggiornamento età uscita pensioni vecchiaia
Pertanto, in base al recente rapporto dell'Istat, chi non riuscirà ad agganciare i requisiti di uscita con le pensioni anticipate a quota 100 entro il 31 dicembre 2021 potrebbe attendere ben oltre cinque anni per uscire da lavoro. Ciò potrebbe succedere in conseguenza del fatto che, non rientrando più tra i possibili beneficiari della quota 100, il lavoratore rimanga senza lavoro e, quindi, senza la possibilità di poter versare contributi per altri quattro anni e dieci mesi necessari per la pensione anticipata a 42 anni e dieci mesi (un anno in meno è richiesto per le donne).
Da questo ragionamento, tutt'altro che irrealistico pensando agli accordi che stanno facendo le aziende con i lavoratori per mandarli in pensione con quota 100, si è lanciato l'allarme del possibile riformarsi di migliaia di esodati (stavolta da quota 100 e non dalla riforma delle pensioni di Elsa Fornero): lavoratori che, nelle migliori delle ipotesi, potranno continuare a lavorare per arrivare alla pensione anticipata o di vecchiaia oppure ritrovarsi senza lavoro e a distanza di un certo numero di anni dalla prima data utile per andare in pensione.
Secondo le stime dell'Istat sulla speranza di vita, a partire dal 2021 e fino a tutto il 2022 si potrebbe assistere ad un aumento di un mese della pensione di vecchiaia (uscita a 67 anni e 1 mese), con possibile nuovo incremento dell'età pensionistica nel biennio 2023/2024 a 67 anni e 3 mesi. Già questo secondo aggiornamento potrebbe interessare, anche se in minima parte, i lavoratori che non riusciranno ad uscire con la pensione anticipata a quota 100 e, più precisamente, i contribuenti che facciano richiesta ad un'età più alta di quella minima fissata a 62 anni.
Infatti, secondo gli ultimi dati diffusi dall'Inps, le domande di pensione a quota 100 pervenute fino a settembre 2019 riguardano 71.831 lavoratori di età fino a 63 anni, 78.896 contribuenti di età tra i 63 e i 65 anni e 34.163 richiedenti oltre i 65 anni. Mantenendo costanti le proporzioni del numero dei richiedenti l'uscita a quota 100 è facile riscontrare che, chi si trovi a due o tre anni dalla pensione di vecchiaia, potrebbe vedersi spostare l'età di uscita anche dall'aggiornamento di tre mesi previsto per il 2023/2024.
Pensione anticipata alternativa a quota 100 con uscita a 42 anni e 10 mesi fino al 2026
Più consistente sarà l'età di uscita per le pensioni di vecchiaia del biennio 2025/2026, quella che interesserà maggiormente i lavoratori che dal 2022 saranno esclusi dalla pensione anticipata a quota 100.
Infatti, a partire dal 1° gennaio 2025 e fino a tutto il 2026, secondo le proiezioni dell'Istat, l'età della pensione di vecchiaia dovrebbe crescere di ulteriori tre mesi, fissandosi a 67 anni e 6 mesi. Dunque, chi dal 2022 maturasse i 38 anni di contributi dalla quota 100 con un'età superiore ai 62 anni richiesti come minimo, con l'abolizione della misura stessa e in assenza di ulteriori provvedimenti pensionistici che ne facilitino l'uscita, dovrebbe attendere l'età di 67 anni e 6 mesi per andare in pensione di vecchiaia. A meno che, nel frattempo, non riuscisse ad accumulare ulteriori anni di contributi e, magari avendone più dei 38 minimi richiesti, ad uscire entro la fine del 2026 con la pensione anticipata raggiungibile con circa 43 anni di versamenti.
Lo scalone maggiore sarà pagato dai neo-62enni, cioè da coloro che, proprio a partire dal 1° gennaio 2022, compiranno i 62 anni: l'attesa, con il possibile aumento della pensione di vecchiaia a 67 anni e 9 mesi nel biennio 2027/2028, sposterebbe l'uscita di quasi sei anni, a ridosso del 2028. Anche l'alternativa della pensione anticipata verrebbe spostata con un numero di anni di contributi maggiori di quelli richiesti ad oggi: infatti, proprio a partire dal 2027 sarà terminato il blocco dell'adeguamento dei versamenti per la pensione anticipata decretato dalla legge di Bilancio del 2019 e la soglia minima potrebbe superare il tetto dei 43 anni di contributi.