Si è concluso l'acceso confronto interno alla maggioranza rispetto all'impostazione della legge di bilancio 2020 e ai diversi veti incrociati che negli scorsi giorni si sono moltiplicati in merito alla riforma del comparto previdenziale. Sotto stretta osservazione c'erano numerose tematiche, a partire dalla flessibilità in uscita dal lavoro per proseguire con le rivalutazioni Istat degli assegni di coloro che hanno già ottenuto da tempo l'ingresso nelle tutele dell'Inps. Nella pratica, tramite la quota 100 si continuerà ad ottenere fino al termine del 2021 il pensionamento a partire dai 62 anni di età e 38 anni di contribuzione.
Anche le finestre di accesso restano immutate, confermandosi a tre mesi per i lavoratori del comparto privato ed a sei mesi per il pubblico impiego. Sulle rivalutazioni si è invece deciso di estendere l'adeguamento pieno fino a 2mila euro.
Pensioni anticipate, verso la proroga dell'opzione donna
All'interno della nuova legge di bilancio 2020 dovrebbe trovare spazio anche la cosiddetta proroga dell'opzione donna, un istituto nato nel 2004 e prorogato di anno in anno fino a comprendere le lavoratrici che hanno maturato i requisiti al 31 dicembre 2018. Al momento i criteri prevedono la maturazione di almeno 58 anni di età (un anno in più se lavoratrici autonome) e 35 anni di contribuzione, con una finestra d'attesa di 12 mesi.
Le pensionande dovranno inoltre accettare anche il ricalcolo interamente contributivo dell'assegno. La proroga dovrebbe estendere la maturazione dei requisiti di accesso al 31 dicembre 2019.
La flessibilità in uscita tramite l'APE sociale
Anche l'APE sociale dovrebbe finalmente trovare spazio all'interno della manovra. La misura è in corso di scadenza al termine dell'anno corrente e consente l'uscita dal lavoro a partire dai 63 anni di età e con 30 anni di versamenti per chi vive specifiche situazioni di disagio (che salgono a 36 per la categoria dei lavori gravosi).
I beneficiari vengono accompagnati al pensionamento di vecchiaia o quello anticipato senza l'applicazione di alcuna penalizzazione, ricevendo un assegno mensile massimo di 1500 euro. Anche in questo caso siamo di fronte ad una misura di tipo sperimentale, pertanto all'interno della Manovra 2020 si attende una proroga di almeno un anno.
I costi per le casse pubbliche restano piuttosto contenuti, se si tiene conto che nello scorso biennio hanno trovato accoglimento poco più di 40mila domande. Sul punto però la speranza di molti (a partire dai sindacati) è che si possa procedere ad una stabilizzazione dell'opzione. In questo caso, il provvedimento diventerebbe infatti di tipo strutturale e resterebbe a disposizione dei lavoratori che vivono situazioni di difficoltà anche negli anni successivi.