Con l'avvio del nuovo anno torna al centro della discussione la diatriba sulla quota 100, una misura nata in senso sperimentale e sulla quale ancora oggi si registrano forti divisioni all'interno dello stesso esecutivo, nonché nell'opposizione. Tra chi ne chiede l'abolizione, chi opta per l'introduzione di correttivi e chi ritiene che la Q100 debba essere portata a termine nella sua struttura attuale, il meccanismo di pensionamento anticipato sembra essere stato "salvato" nella legge di bilancio 2020 grazie allo scarso interesse dimostrato dai lavoratori.

Proprio questo presupposto ha infatti determinato la presenza di ingenti risparmi rispetto alle previsioni iniziali, che stimavano una platea molto più ampia di lavoratori coinvolti.

Pensioni flessibili e Q100: la soluzione dovrà essere trovata entro il 2022

Stante la situazione appena descritta, resta il fatto che sulla quota 100 pende inesorabilmente la scadenza della sperimentazione, fissata al termine del prossimo anno. Nel caso in cui non vi dovessero essere ulteriori proroghe, il provvedimento rischia di creare l'ennesima ingiustizia all'interno del nostro sistema previdenziale. Questo perché si concretizzerebbe uno scalone di 5 anni per coloro che purtroppo non riescono a maturare i requisiti utili entro il 31 dicembre del 2021.

Infatti, attualmente il provvedimento prevede la maturazione di almeno 62 anni di età e 38 anni di versamenti. Le vie ordinarie di accesso alla pensione richiedono invece almeno 67 anni di età e 20 anni di contribuzione per l'assegno di vecchiaia e 42 anni e 10 mesi di versamenti per quella anticipata (un anno in meno per le donne).

L'ipotesi dell'uscita flessibile a partire dai 64 anni di età

A partire dal quadro di riferimento appena evidenziato, appare quindi scontato che se non si procederà con la proroga della quota 100 nel 2022 sarà comunque necessario fornire un meccanismo alternativo di flessibilità per gli esclusi. Le ultime indiscrezioni di stampa parlano di un nuovo meccanismo di uscita con un incremento nel parametro anagrafico.

In questo modo, per poter accedere alla quiescenza sarebbe necessario maturare almeno 64 anni di età e 36 anni di versamenti. Il futuro assegno subirebbe però un ricalcolo interamente contributivo, con una penalizzazione che per alcuni potrebbe risultare pesante. Tra le altre ipotesi più probabili allo studio vi sarebbe poi l'idea di intervenire sul sistema favorendo il prepensionamento di coloro che hanno svolto attività gravose. In questo caso specifico non si concretizzerebbe un parametro anagrafico uguale per tutti, ma si applicherebbe un indice di gravosità in grado di consentire l'uscita anticipata a seconda del tipo di lavoro.