Nella vicina Francia continua lo scontro in essere tra lavoratori e governo sulla riforma delle pensioni. Un insieme di misure che punta a cambiare profondamente il sistema previdenziale pubblico attraverso un nuovo sistema a punti, con il fine di rendere maggiormente sostenibile il peso dei pensionamenti rispetto alle casse pubbliche. Il tutto si realizzerebbe, però, al prezzo di nuovi sacrifici da parte dei lavoratori, che non sembrano per nulla intenzionati a cedere sulla questione. L'impasse ha generato una delle mobilitazioni più accese e incisive degli ultimi anni, con l'effetto di bloccare il Paese durante le tradizionali festività natalizie.

La stoccata di Macron sulle pensioni nel discorso di fine anno

A ritornare sulla vicenda nelle scorse ore è stato proprio il principale fautore e sostenitore delle riforme previdenziali, ovvero Emmanuel Macron. Nel proprio discorso di fine anno è infatti tornato sul punto, prendendo una ferma posizione e ribadendo l'intenzione di portare a termine la riforma. Tutto ciò nonostante gli scioperi che non sembrano destinati a fermarsi e che hanno condizionato la Francia già per ben 28 giorni di fila. Il Presidente francese ha evidenziato di comprendere i timori delle persone e le conseguenti proteste, ma ha anche spiegato di augurarsi un "rapido compromesso", sottolineando che c'è la ferma intenzione di cambiare il sistema.

Infatti, una rinuncia non è contemplata perché "tradiremmo i nostri figli e i loro figli dopo di loro, visto che dovrebbero pagare il prezzo delle nostre scelte. Questo è il motivo per cui verrà attuata la riforma delle Pensioni".

Il prossimo 7 gennaio è atteso il nuovo confronto con i sindacati

Nel frattempo il governo francese prova a trovare una soluzione, cercando di raggiungere un compromesso che, al momento, sembra ancora lontano.

Un nuovo tavolo negoziale con i sindacati è previsto per il prossimo 7 gennaio 2020 a Matignon, ma il tempo per trovare una soluzione stringe. Il progetto di legge riguardante la riforma delle pensioni dovrà infatti essere oggetto di un ulteriore confronto nel consiglio dei Ministri fissato per il 22 gennaio, prima di essere discusso presso il Parlamento al più tardi durante il mese di febbraio.

Trovare un accordo entro queste scadenze senza che una delle parti decida di fare ampie concessioni appare al momento improbabile, nonostante gli ampi appelli rivolti ai lavoratori ed ai cittadini francesi rispetto alla necessità di attuare la riforma. Al momento il vero nodo da sciogliere resta l'età cardine fissata a 64 anni di età (rispetto a quella prevista attualmente di 62 anni), oltre all'intenzione di sostituire i regimi speciali con una nuova formula che preveda solo tutele specifiche. Come approvare la riforma rispettandone i principi di base e trovando al contempo un ampio consenso tra la popolazione resta tutt'ora un vero e proprio rebus.