Secondo le disposizioni del premier Conte per contenere l'emergenza Coronavirus, le attività relative alla cura per la persona, come parrucchieri e estetisti non potranno riaprire il 4 maggio. "Adesso, dopo più di un mese di sospensione lavorativa, un quarto dei saloni rischia di chiudere definitivamente", afferma il presidente della Cosmetica italiana Renato Ancorotti. La Confederazione Nazionale Artigiani del Nordest dichiara che domani si terrà una specie di flashmob per queste attività, finalizzato a richiederne l'apertura anticipata nel Trentino Alto Adige, nel Friuli Venezia Giulia e in Veneto: alle 19:00 le luci e le insegne dei saloni resteranno accese per cinque minuti.

In realtà i saloni non riapriranno neanche il 1° giugno

I parrucchieri e i centri estetici, oltre al danno subiranno anche la beffa: la loro riapertura è consentita dalle disposizioni della Politica il primo giugno che si trova di lunedì, giorno di chiusura per i saloni. Il giorno successivo è 2 giugno, la Festa della Repubblica, quindi i saloni torneranno a lavorare, probabilmente il 3 giugno. Per coloro che si stanno vedendo troppo 'alle strette' in questo periodo, si fa sempre più concreto il rischio di lavoro nero. "È chiaro che chi non riesce neppure a comprare i beni di prima necessità e di sostenere economicamente la propria famiglia si butterà prima o poi in questa direzione", spiega Renato Ancorotti.

Il 90 per cento dei saloni è costituito da piccole unità

Nel nostro Paese, quella dei parrucchieri e centri estetici è la categoria artigiana più diffusa, con un giro d'affari di quasi 6 miliardi di euro. Ma per la maggior parte dei saloni si tratta di piccole attività che hanno in media due dipendenti e i loro introiti sono davvero bassi e a malapena coprono i costi d'esercizio.

Per questi piccoli esercizi il rischio di chiusura è molto più concreto e si è già sollevato un coro di proteste e richieste d'aiuto da parte dei lavoratori in questione.

'Per queste attività sarà un disastro'

Ancorotti spiega che "questo settore perde all'anno 27 milioni di euro e quindi ora per i lavoratori in questione la crisi è assicurata".

La sua proposta era quella di anticipare l'apertura dei centri estetici, organizzandosi con "misure di sicurezza chiare e rigide". Il presidente della Cosmetica ritiene che i saloni si erano già organizzati per quanto concerne l'igiene e non capisce quindi il perché di questa decisione del Governo di ritardarne così tanto la riapertura. Rabbia e delusione per queste categorie più penalizzate rispetto ad altre, soltanto perché all'interno dei saloni non è possibile garantire una distanza interpersonale di un metro.