Pensioni: un tema che fa discutere, soprattutto in vista di una possibile riforma. Quella che, prima dell'attuale emergenza sanitaria, era stata paventata da alcuni ministri del governo presieduto da Giuseppe Conte, tra i quali quello dell'Economia, Roberto Gualtieri. L'ultima 'Relazione Annuale' di Bankitalia segnala in maniera inequivocabile il fatto che la tendenza demografica e occupazionale del paese non sia delle migliori. Calo della natalità e innalzamento dell'aspettativa di vita sono parametri che rendono particolarmente complicata l'ipotesi che si possa, in futuro, andare prima in pensione.

In particolare, l'istituto segnala come un'eventuale e necessaria crescita non sarebbe sostenibile con il solo riassorbimento dei disoccupati. Per mantenere l'equilibrio economico sembrerebbe essere necessario puntare anche su quanti continueranno a lavorare in seguito all'adeguamento dell'età pensionabile con l'aumento dell'aspettativa di vita.

Pensioni: incideranno i dati demografici

Il rapporto di Bankitalia contiene un'analisi in cui si sottolinea come, nel prossimo decennio, l'Italia dovrà fare i conti con una sensibile diminuzione della popolazione in età da lavoro. Entro il 2032 si stima si possa avere un calo del 6% nella popolazione tra i 15 e i 64 anni. Andando ad estendere il parametro di ricerca al limite dei 74 anni, il calo sarebbe dell'1,5%.

Questo dipende dal fatto che si avrà un 24% in più di persone collocate nel range anagrafico 65-74 anni. Su un'ipotetica bilancia, perciò, si troveranno due cose. Da un lato la diminuzione dei cittadini in età da lavoro, dall'altro l'aumento dell'età media e dunque l'innalzamento della percentuale di anziani.

Nel 2032 per il 60% di occupati ci saranno lavoratori più vecchi

Secondo Bankitalia questi sono dati che determinano un input "sfavorevole" per il lavoro. Tuttavia, una parte dei problemi potrebbero essere risolti attraverso il "riassorbimento della disoccupazione" e da un ulteriore progressivo allungamento della vita lavorativa.

Proprio questo parametro si traduce nel fatto che, con buona probabilità, si stima come alta la possibilità che si debba lavorare di più rispetto a quanto non accada adesso. Occorre precisare che nella legge Fornero esiste già un parametro che innalza i requisiti per la pensione in base ai dati relativi all'aspettativa di vita. Non serve essere esperti di statistiche per concludere come questi dati raccontino di un mondo del lavoro in cui, con le attuali norme, si dovrà stare più a lungo al lavoro prima di andare in pensione. Resta da capire come e se eventualmente una riforma potrà cambiare le cose.