Arriva una doppia bocciatura per la recente riforma dell'esame di avvocato proposta dai deputati Gianfranco Di Sarno (M5S) e Carmelo Miceli (PD): una prima volta, giovedì scorso, dopo un suo attento esame, la riforma della professione forense è infatti stata respinta dalla Commissione Giustizia della Camera. La seconda bocciatura è invece arrivata dal Consiglio Nazionale forense (Cnf) e dall'Ordine Circondariale forense (Ocf) che l'hanno dichiarata inadeguata. Le motivazioni sottese al duro giudizio sono molteplici: innanzitutto la riforma è stata giudicata primordiale poiché l'accesso alla professione forense non può concentrarsi solo sulle modalità di svolgimento dell'esame scritto ma deve interessare tutto il percorso universitario compreso il periodo di formazione del praticante di cui l'esame rappresenta l'ultimo step.

I punti fondamentali della riforma esame avvocato Di Sarno e Miceli

Quanto ai punti principali della proposte di legge Di Sarno n. 2334 e Miceli n. 2687, vi è innanzitutto l'eliminazione delle tre prove scritte che dovrebbero essere sostituite dalla redazione del solo atto giudiziario da redigere con l'ausilio dei codici commentati. Il restyling interessa anche la prova orale, che verterà anche su una delle due procedure e la deontologia forense, diritto civile, penale o amministrativo. Dovrebbe avere inoltre una durata massima di 60 minuti.

La riforma dell'esame di avvocato prevede poi l'introduzione di due sessioni d’esame l’anno e l'obbligo per i commissari d'esame di motivare anche mediante l'assegnazione di un voto a margine, ciascun elaborato del candidato.

La proposta Di Sarno prevede inoltre un compenso per i tirocinanti proporzionato alla quantità e alla quantità del lavoro svolto nello studio legale. Si vuole quindi rendere l'esame di avvocato più snello, senza sacrificare nulla. Per l'onorevole Miceli quindi la riduzione delle prove scritte non equivarrebbe a produrre avvocati di qualità inferiore.

Riforma inadeguate dal CNF, per l'Ocf bisogna 'cambiare tutto il percorso formativo'

Il Cnf ha però evidenziato come serva una riforma che sia in grado di definire sin dall'iscrizione alla facoltà di giurisprudenza, un iter che sia di vero e reale indirizzo e di preparazione al successivo tirocinio da svolgere. Ecco dunque che l'accesso alla professione deve essere garantire anche uno sviluppo organico delle competenze e delle conoscenze che poi serviranno ad esercitare al meglio la professione forense.

Dello stesso avviso l'Ocf che mette al primo posto la formazione e step di verifica intermedi.

La settimana prossima, intanto, in Commissione giustizia della Camera verrà sentita l'Aiga (Associazione Italiana Giovani Avvocati) ma si sta pensando di dare spazio anche ad altre Associazioni dei praticanti che invocano la modifica dell'esame alla luce del fatto che dal 2022 la frequentazione delle scuole forensi (che prevedono verifiche scritte ed orali) sarà obbligatoria.

Per l'Ocf, bisogna sfoltirlo in modo da permettere ai praticanti di svolgere sia le prove della Scuola forense sia le prove dell'esame di abilitazione. Sul punto della retribuzione dei praticanti, bisogna tutelare i diritti ed impedire lo sfruttamento. In questo senso, potrebbe introdursi una verifica intermedia per individuare il praticante che è davvero capace e volenteroso, prevedendo per quest'ultimo un giusto compenso.