È arrivata nelle scorse ore l’intesa tra il Governo e le parti sociali (rappresentanti dei lavoratori e dei datori di lavoro) convocate in videoconferenza dal Ministro del Lavoro Andrea Orlando, per l'attuazione di un nuovo protocollo per il lavoro in smart working nel settore privato.
Nel caso in cui un’azienda non voglia aderire non è obbligata per legge, comunque l’intesa è stata siglata da 26 organizzazioni e si prevedono incentivi per le imprese che accetteranno il Protocollo di secondo livello. Attualmente, sono più di 4 milioni i lavoratori ancora in smart working e si attesta intorno a circa l’80% la percentuale delle grandi aziende che adotteranno il lavoro agile anche in futuro.
"L'accordo sul protocollo sul lavoro agile è un segnale importante e positivo", ha dichiarato Maurizio Stirpe, vice presidente di Confindustria. Soddisfazione per l'intesa raggiunta è stata espressa anche dai sindacati Cgil, Cisl e Uil.
Le nuove regole dello smart working nel settore privato
Il lavoro agile ha nuove regole e il Protocollo indica una serie di principi fondamentali:
- Adesione su base volontaria
- Accordo ‘’individuale’’ scritto tra datore di lavoro e lavoratore
- L'eventuale rifiuto non comporta né licenziamento per giusta causa, né provvedimenti disciplinari
- Accordo tra azienda e lavoratore prevede i periodi di alternanza tra interno ed esterno dei locali aziendali
- Nessuna incidenza sugli accordi contrattuali e quindi sulla retribuzione
- Nessuna discriminazione tra lavoro in presenza e lavoro in smart working
- Assenza di un preciso orario lavorativo e coordinamento fasce orarie di lavoro agile
- Non è previsto il lavoro ‘’straordinario’’
Il diritto alla ‘’disconnessione’’ è previsto dal Protocollo e distinto in ‘’fasce di disconnessione’’ in accordo preventivo tra lavoratore e azienda.
Il lavoratore può evitare telefonate, messaggi, mail e altre richieste del proprio datore di lavoro, nelle fasce orarie stabilite. Anche il lavoratore in smart working può esercitare il diritto ai ‘’permessi’’ laddove ci siano i dovuti presupposti. I permessi previsti dal contratto o dalle norme di legge, ad esempio quelli della legge 104.
È garantita, dal nuovo Protocollo, la tutela degli infortuni sul lavoro e le malattie professionali. Per lavorare da remoto il luogo di lavoro è a discrezione del lavoratore, fermo restando le condizioni di sicurezza e riservatezza. Inoltre, c’è bisogno di una connessione a internet stabile e veloce.
Le differenze dello smart working tra settore privato e pubblica amministrazione
In Italia, il lavoro agile è stato introdotto dall’articolo 18, comma 1, della Legge 22 maggio 2017, n. 81. Vi sono differenze sostanziali e principi in comune tra lo smart working nel settore privato e il lavoro agile nella PA. Il Protocollo nel settore privato, ha stabilito che ‘’di norma’’ è il datore di lavoro a fornire la strumentazione tecnologica e informatica al lavoratore, così come, la PA fornisce gli strumenti informatici per proteggere i dati, con l’accesso tramite i sistemi Spid e Cie o l’attivazione di una rete virtuale privata.
Nella Pubblica Amministrazione, attualmente, la modalità di prestazione lavorativa è in presenza.
Specie per chi ha funzioni direttive. L’accesso allo smart working è garantito a tutti i dipendenti a prescindere dalla forma di contrattualizzazione, con attenzione particolare a chi si trova in condizioni di particolare necessità. Nella P.A. gli smart workers svolgono la loro attività senza un vincolo di orario, ma nell’ambito di un massimale di ore lavorative definite dai contratti nazionali. Il ‘’diritto alla disconnessione’’ è attuato tramite accordo individuale stipulato per iscritto, che in ogni caso, prevede il periodo di 11 ore di riposo consecutivo.