L'INPS ha tracciato un bilancio di Quota 100, la riforma introdotta dal governo Conte che dava la possibilità di ritirarsi dal lavoro al raggiungimento di un totale di 100 anni, intesi come somma tra età anagrafica, che comunque non doveva essere inferiore ai 62 anni, e anzianità contributiva, comunque non inferiore ai 38 anni. Dal rapporto stilato dall'istituto previdenziale risulta che, alla data del 31 dicembre 2021, sono state presentate circa 482.000 domande, 380.000 delle quali sono state accolte.
Le caratteristiche di chi ha presentato domanda
Tra coloro che hanno ottenuto l'accoglimento della domanda di pensionamento anticipato, il 49% è rappresentato da lavoratori dipendenti del settore privato, il 20% da dipendenti pubblici mentre sono circa il 31% i lavoratori autonomi. Per quanto riguarda la distribuzione geografica, se si tiene conto dei valori assoluti è corretto affermare che la maggior parte delle Pensioni con Quota 100 sono state concentrate nel nord Italia, rispetto al sud e ancora di più rispetto al centro. Analizzando però i valori percentuali, calcolati sulla base dei lavoratori attivi e sul totale delle pensioni anticipate, al primo posto troviamo il Mezzogiorno.
L'età media dei lavoratori che hanno usufruito di Quota 100 è di poco superiore ai 63 anni, mentre l’anzianità contributiva media è di 39,6 anni.
La stragrande maggioranza di chi ha scelto di utilizzare questo tipo di pensionamento anticipato (90% circa) ha inoltre optato per lasciare il lavoro alla prima finestra utile, appena raggiunti i requisiti minimi di età anagrafica e anzianità contributiva.
Conseguenze sull'assegno pensionistico
Il ritiro anticipato dal lavoro ha avuto una sensibile incidenza sull'importo della pensione, che è risultato ridotto del 4,5% per ogni anno di anticipo per i lavoratori autonomi, del 3,8% per i dipendenti privati e del 5,2% per i dipendenti pubblici.
Forse anche per questo motivo la domanda per Quota 100 ha avuto maggiore diffusione tra i detentori di redditi medi e medio-alti.
Un primo bilancio
Possiamo quindi affermare che questa possibilità di ritiro anticipato dal lavoro abbia avuto successo, ma non è da trascurare il fatto che, comunque, ha presentato domanda un numero minore di persone rispetto alla platea di chi poteva avere diritto.
L'INPS ha infatti stimato che la spesa effettiva al consuntivo raggiungerà circa i 23,2 miliardi di euro, rispetto ai 33,5 miliardi che sono stati stanziati, con un risparmio quindi di 10,3 miliardi di euro, circa il 30% del totale. Tenendo conto anche di questa riduzione della spesa preventivata, potrebbe essere auspicabile una riproposizione di una riforma di questo tipo, anziché ipotizzare forme di uscita comunque meno favorevoli ai lavoratori interessati a un ritiro anticipato.