Una sentenza che ha emesso il giudice di pace di Como è destinata a fare giurisprudenza nel mondo dell'automobilismo. Il magistrato ha infatti annullato una multa ad un cittadino che aveva parcheggiato nelle strisce blu senza l'apposito "grattino", perché nelle vicinanze non vi era alcuna area di sosta gratuita. Secondo la sentenza emessa, l'utilizzo eccessivo delle strisce blu nei comuni italiani è derivato da un abuso di potere e da un comportamento illegittimo, e quindi in queste condizioni i verbali sono da ritenere nulli.

Facciamo un po' di chiarezza sulla vicenda.

Molti non lo sanno, ma i comuni possono collocare le strisce blu solo in luoghi definibili "zone di particolare rilevanza urbanistica". In parole povere, solo nei centri storici l'applicazione delle strisce blu ha una sua logica, mentre nelle periferie, dove il traffico è meno intenso, non ha alcuna validità. Tuttavia, pur di far soldi, molti comuni italiani hanno letteralmente invaso le proprie strade con una quantità spropositata di aree di sosta a pagamento.

La sentenza del Giudice di Pace di Como, quindi, dopo anni di vessazioni ai danni di milioni di automobilisti, ha finalmente reso giustizia, e questo malcostume delle amministrazioni può adesso davvero finire. De resto, che quello delle "strisce blu selvagge" fosse un fenomeno atto a far incassare quanti più soldi possibili alle varie amministrazioni comunali, era chiaro a tutti ormai.

Le varie associazioni di categoria avevano da anni lanciato l'allarme per questo uso indiscriminato delle aree di sosta a pagamento, ma solo dopo questa sentenza è finalmente arrivato un risultato tangibile.

E ora? Ora che questa sentenza ha fatto scuola, ne vedremo delle belle. Sono previsti a questo punto milioni di ricorsi da parte di tutti quelli che sono stanchi di rimpinzare le tasche dei parchimetri lì dove questi sono illegittimi. Dal loro canto, le varie amministrazioni comunali dovranno correre ai ripari e aumentare le strisce bianche che segnalano i parcheggi gratuiti, altrimenti dovranno prepararsi al peggio.