Un altro Dieselgate all'orizzonte? No, ma le conseguenze potrebbero essere peggiori. Il settimanale tedesco "Der Spiegel" punta il dito contro l'industria automobilistica tedesca dei tre grandi gruppi BMW, Daimler e Volkswagen, affermando che potrebbe esistere un cartello fra queste aziende, introdotto con l'obiettivo di condividere decisioni strategiche e tecnologiche. In apparenza potrebbe sembrare un accordo innocuo invece, qualora dovesse esserne confermata l'esistenza, si tratterebbe di un metodo per aggirare le norme antitrust che vietano assolutamente queste intese.

Il magazine sostiene che le società coinvolte gestirebbero il mercato, dettando prezzi e modalità, tenendo in una posizione di minoranza gli altri costruttori e fornitori.

"Das Auto-Syndicat"

Questo è il titolo del settimanale che, rincarando la dose, riporta: "La vicenda Dieselgate non è stato il fallimento di una singola società, ma il risultato di anni di accordi oscuri dell'industria automobilistica tedesca che, per circa 20 anni, ha visto all'opera i manager di questi gruppi riunione dopo riunione, per coordinare congiuntamente modelli, costi e scelta dei fornitori. A suffragare ulteriormente il caso, il fatto che le case Volkswagen e Daimler, prima di questa indagine, hanno ricevuto un controllo nelle fabbriche riguardante le forniture d'acciaio.

Il risultato? I due marchi hanno deciso, lo scorso 4 luglio, di autodenunciarsi all'Antitrust di Berlino e alla Commissione europea, per eventuali violazioni sulla concorrenza".

L'Europa e gli USA chiedono chiarezza

In questo momento, la Commissione europea e L'Antitrust Tedesco chiedono e stanno cercando di fare chiarezza sulla vicenda e, allo stesso tempo, anche gli Stati Uniti stanno monitorando attentamente la situazione, visto quant'è già accaduto in passato con il Dieselgate.

Il Dipartimento di Giustizia statunitense si è già messo al lavoro allo scopo - almeno per il momento - di comprendere al meglio la situazione.

Le sanzioni comunitarie previste per chi viola le leggi sull'antitrust possono arrivare fino al 10% degli utili sulle vendite; ciò significa che i due costruttori usciti allo scoperto, Volkswagen e Daimler, verrebbero multati rispettivamente di 22 e 15 miliardi di euro.

Non basterà vendere, eventualmente (come per il Dieselgate), i preziosi marchi per ristabilire le finanze. Di mezzo c'è ancora una volta la fiducia in un sistema automobilistico come quello tedesco, che ormai vacilla pericolosamente. Intanto i Board dei costruttori in ballo sono già all'opera per affrontare l'eventuale scandalo, anche qui, riunione dopo riunione.