Cos'è la felicità? Forse solo una reazione chimica del nostro cervello a determinati stimoli. Se così, è possibile metterli in azione con una pillola? In fondo questo è il principio dei farmaci antidepressivi. Dai laboratori di Montreal e poi dalla Francia dovrebbe arrivare il metirapone, un farmaco in grado di ridurre il cortisolo (l'ormone dello stress), con l'obiettivo di cancellare paure, angosce e brutti ricordi.
E' stato studiato per persone traumatizzate da incidenti, per vittime di stupri, per soldati in preda a stress da esperienze drammatiche.
La pillola potrà trovare diffusione nel pubblico, creare una popolazione di persone artificialmente serene? Difficile credere a formule miracolose.
Molti medici si sono già dimostrati scettici sulla reale efficacia del farmaco. Vi è poi una questione morale. I ricordi, belli e brutti, sono parte integrante della nostra esperienza, del nostro vissuto. E' giusto creare una generazione con una memoria parziale? Leon Kass, biologo e Presidente del Comitato di bioetica americano avverte "La felicità del nuovo mondo è una pseudo felicità, ottenuta con psicofarmaci. Ma la loro umanità è spenta, niente amicizie o amori, nessuna arte o scienza, nessun autogoverno".
In questa ottica la felicità, non chimica, dovrebbe ritrovare la sua definizione naturale di "stato di grazia connesso alla realizzazione dei nostri desideri".
In pratica dipende da noi, da dio, dalla natura o dalla sorte. Pessimiste le considerazioni sulla felicità della maggior parte di pensatori e artisti. Per citarne alcune: "La sola felicità è quella di non nascere" Arthur Schopenhauer, "Si è felici solo quando si crede di esserlo" Thomas Corneille, "Certo il fine ultimo delle cose non è la felicità, perocchè niuna cosa è felice!" Giacomo Leopardi. Dovremo forse accontentarci di "momenti felici", o che sembreranno tali una volta finiti.