Con una storica sentenza la Corte Suprema degli Stati Uniti ha sancito che persone dello stesso sesso possano contrarre matrimonio, attribuendo loro gli stessi diritti delle coppie etero davanti alla legge federale. Gli effetti del provvedimento, oltre che rappresentativi di libertà, sono importanti. Consentono di ereditare, di subentrare nella pensione, di avere assistenza sociale e accesso alla sanità, di adottare figli.

La sentenza è stata accolta con entusiasmo, non solo dalle comunità omosessuali, ma anche da quelle "liberal". Il Presidente Obama l'ha definita "una vittoria per la democrazia degli Stati Uniti".

Scontato il forte disappunto espresso dalle forze conservatrici e dalla Chiesa. L'America è diventato così il 18mo Paese nel mondo a consentire il matrimonio tra gay. Gli altri sono Danimarca (il primo, nel 1989), poi Olanda, Belgio, Spagna, Canada, Sud Africa, Norvegia, Svezia, Portogallo, Islanda, Argentina, Uruguay, Nuova Zelanda, Finlandia, Messico, Brasile, Francia. Le coppie di persone dello stesso sesso si sono pienamente integrate nelle società evolute e le loro famiglie sono considerate normali. Il riconoscimento di un diritto ha inoltre eliminato disagi e provocazioni causate dalla frustrazione.

In Italia sino ad oggi non sono riconosciute nemmeno le "coppie di fatto", sebbene se ne parli da tempo.

Esistono ostacoli politici e ideologici. In tal modo il problema viene continuamente accantonato come "non prioritario". E' una situazione che ci discosta da un civile sistema occidentale, una delle incongruenze e delle contraddizioni italiane. Indubbiamente verranno risolte, sia pure in tempi presumibilmente non brevi e molto dipenderà dalla pubblica opinione e dalla influenza dei provvedimenti già assunti da Paesi che ci sono vicini per cultura e tradizione.

Così sino ad allora esisterà una penosa discriminazione tra i cittadini italiani, che la Costituzione definisce "tutti uguali di fronte alla legge, senza distinzioni di razza, di religione o di sesso".