Johann Mendel, matematico e biologo, è considerato il "padre" della scienza genetica, nella metà del 1800 individuò la natura ereditaria dei caratteri fondamentali in ogni specie vivente, pubblicando il trattato noto come "Leggi dell'ereditarietà". Le sue teorie furono basate su elementi teorici, sulla osservazione di fenomeni naturali ricorrenti, ma trovarono riscontro e conferma nelle scoperte a venire.
Una fosca ombra sulla genetica fu portata dalle aberrazioni naziste. Nel campo di sterminio di Auschwitz Josef Mengele selezionava gemelli, sottoponendoli a scellerati esperimenti, mortali o invalidanti, cercando i principi della ereditarietà.
Il suo folle progetto era creare la "super razza" sognata da Hitler.
La svolta concreta nella ricerca avvenne nel 1953, quando James Watson e Francis Crick, grazie a tecnologie avanzate, identificarono la struttura del DNA, il codice della trasmissione genica. La possibilità di intervenire sul DNA, modificando i geni dell'organismo cui appartengono ha dato alla sperimentazione uno sviluppo vertiginoso, supportato da risultati effettivi. Si iniziarono a creare piante e ortaggi, cosiddetti transgenici, resistenti a situazioni climatiche avverse e all'attacco di batteri e insetti, incrementandone il volume, la produzione e la durata.
Poi venne il successo clamoroso della clonazione di animali: nel 1996 nasce la pecora Dolly, copia esattamente uguale all'originale scelto per l'esperimento.
Si intravede un percorso dagli orizzonti sconfinati, soprattutto in campo medicinale. E' di questi giorni il dibattito sulle cellule staminali.
Il campo della genetica molecolare è diventato un grande business, che movimenta miliardi di dollari. Sotto la denominazione "genetica" sono sorte centinaia di società, che si sono anche affacciate alla Borsa, cercando capitali, spesso offrendo solo progetti e nessuna consistenza patrimoniale. Sarà la prossima "bolla" simile a quella di internet del 2002? Non è dato sapere.