Navigando sul web, mi sono imbattuta in uno dei più quotati articoli sul disturbo della personalità borderline, intitolato: "IL MOSTRO, come i borderline ti distruggono la vita" (Carmilla, 04/03/12). Avendo letto un'innumerevole quantità di idiozie e cattiverie prive di fondamento scientifico, ho pensato che l'autore fosse tanto ignorante quanto arrabbiato. A distanza di quasi due anni, maturate le mie esperienze in ambito psicologico, ho ritenuto corretto (se non necessario) fornire una visione differente.
Leggendo i commenti presenti sul sito, ho quantificato la mancanza di informazione per quanto riguarda un problema che coinvolge circa il 2% della popolazione.
Ho tentato inutilmente di inserire informazioni scientifiche, il mio commento è stato eliminato dall'autrice dell'articolo affinché nessuno potesse esprimere un giudizio fondato dalla propria coscienza.
Visto l'antefatto, scrivo affinché ognuno sia libero di pensare senza che vengano imposte censure ed omissioni. Chiunque soffra di DPB è estremamente solo, viene visto come crudele perché sofferente e timoroso. Non solo vive col timore costante dell'abbandono (caratteristica fondamentale della patologia), subisce quotidianamente gravi danni psicologici dalle persone che, come Carmilla, giudicano chi è diverso. La nostra è una società in cui chi è malato deve soccombere, non merita comprensione e ascolto.
Carmilla scrive: "Avevo letto qualcosa a proposito di individui che amano autodefinirsi "borderline" facendosene addirittura un vanto, quasi come se andassero fieri di questa sorta di tratto distintivo della loro personalità (altrimenti insignificante), che secondo la loro ottica miope e malata, li rende ciò che non sono e cioè unici, speciali e superiori alla massa".
È vero, un borderline si riconosce solo in quanto tale, ma non se ne vanta. Il borderline non ha una personalità "insignificante", ma solo troppo intensa e confusa. Al contrario di ciò che scrive Carmilla, nella maggior parte dei casi i borderline sono effettivamente individui con un quoziente intellettivo superiore alla massa, sono individui che soffrono perché pensano troppo e inciampano all'interno della propria mente. Si tratta di persone abituate ad osservare, cogliere ogni dettaglio e cercarne il significato.
Il borderline non sceglie delle vittime ma persone a cui legarsi. Egli fugge per il costante e patologico timore dell'abbandono. Non riesce a consolidare rapporti interpersonali stabili, ma non lo decide lui. Nessuno sceglie di nascere malato.
Carmilla scrive ancora: "Non si conosce e non si vuole conoscere perché se si conoscesse si farebbe orrore". Chiunque soffra di DPB si conosce abbastanza da odiarsi per tutto ciò che non riesce a fare e per tutto ciò che fa. Vorrei solo ricordare che autolesionismo e tentativi anticonservativi (riusciti nel 9% dei casi) sono alla base del disturbo. È senz'altro difficile rimanere accanto a chi soffre, ma non è una colpa del malato.
Chiamate "mostro" chi non vi aggrada, senza avvicinarvi realmente, senza provare ad entrare in empatia con le sue sofferenze.
E non solo, la società impedisce l'eutanasia. Dite di volerli morti, ma poi tentate di salvarli. Voi "sani" vi ritenete i migliori, i "buoni" di turno, eppure in molti non siete in grado di accettare e amare il prossimo. Il borderline amerà sempre, forse troppo. L'unico mostro è l'ignoranza, che impedisce alla gente di vedere oltre le apparenze.