Abbiamo toccato il fondo, anzi peggio, siamo nella melma. Il calcio italiano non ha più risorse. Nel 2006 ci ha salvato l'orgoglio nazionale, le giocate di alcuni campioni che ci hanno portato sul gradino più alto del mondo. Ma non scordiamoci dell'aria che tirava in Italia prima del mondiale tedesco, tra scandali, calciopoli e scommessopoli. Ora la cosa è ben diversa, siamo sprofondati nel baratro. Secondo mondiale consecutivo che l'Italia esce nella fase a gironi, il calcio italiano è sempre più alla deriva, sorprassato nel ranking Uefa da quello tedesco e vittima sacrificale di un sistema sbagliato.

Serve una rifondazione, drastica e radicale a partire dalla Nazionale e dal suo commissario tecnico, per poi arrivare alla Serie A. Lo ammetto, ho una grande paura di quello che potrebbe accadere... sento nomi che poco si adatterebbero ad una rivoluzione: Mancini, Allegri, Spalletti, Guidolin sono tutti bravi tecnici ma lo era anche Prandelli e quindi non mi aspetto grandi cose.

In Italia, la parola rivoluzione fa paura, più probabile uno scambio di sede, tutto qua. Lo stesso calcio-mercato italiano è sempre più povero e monotono: da settimane non si fa che parlare di Iturbe come possibile colpo di una big italiana. Per carità, nessuno mette in discussione le qualità dell'argentino, ma che si parli solamente di lui è veramente preoccupante.

E la cosa preoccupante è la perdita di giocatori che in Italia fanno o hanno fatto la differenza: si pensi al capocannoniere Immobile, passato al Borussia Dortmund, vittima sacrificale del calcio milionario di oggi e della mentalità delle big italiane: si fosse chiamato Immobilinho non sarebbe andato via. Un altro nome che mi viene in mente è Kakà, che dopo essere ritornato a casa sua, dopo solo un anno, saluta tutti dichiarando di non voler indossare più la sua 22.

Sono solo due dei nomi più altisonanti , ma se ne andranno tanti altri.

Quando un'azienda, perchè di azienda stiamo parlando ormai, come il calcio, comincia a perdere pezzi da novanta (o almeno da ricamo internazionale) scatta l'allarme. Iturbe sarà il re del mercato, mentre da altre parti banchetteranno con i vari Suarez, Cuadrado (un altro che spero non ci lascerà) e compagnia varia.

A noi che resterà? Due ipotesi. Ipotesi A: faremo finta di niente e presenteremo il prossimo derby della Madonnina con in cover M'Vila ed Iturbe, come se fossero due top player. Ipotesi B: se l'11 agosto ci sarà una rivoluzione, la applicheremo anche alla serie A, ripartendo con umiltà e spingendo i nostri giovani, dandogli tempo per diventare grandi. Ma questa ipotesi, ahimè, per ora è solo pura fantasia.