I quotidiani ed il sito governativo sui Sondaggi politici elettorali informano di sondaggi commissionati ad insigni esperti, che prospettano l'opinione prevalente degli italiani sul tipo di Senato che dovrebbe uscire dalle riforme istituzionali in discussione.

Il Corriere della Sera del 20/7/2014 riferisce i risultati del sondaggio commissionato ad Ipsos PA, che chiedeva: "La riforma prevede che i futuri senatori saranno scelti dalle assemblee regionali tra i consiglieri e i sindaci. Lei preferirebbe che fossero eletti direttamente dai cittadini?".

Dal sondaggio emergerebbe che 3 italiani su 4, anzi meno, il 73 per cento degli intervistati, vorrebbe che fossero i cittadini, con il proprio voto, ad eleggere i senatori.

Nando Paglioncelli, per Ipsos PA, sul Corriere della Sera, precisa che: "Non è affatto scontato che (ndr gli intervistati) partecipino alle elezioni (in Italia l'astensionismo è crescente) …ma l'importante è poter disporre del diritto di decidere". Per precisione, si segnala che i dati completi del sondaggio Ipsos PA non sono ancora reperibili nel sito del Dipartimento per l'Informazione e l'Editoria per cui non si dispone di informazioni aggiuntive rispetto a quelle contenute nell'articolo giornalistico.

Un altro sondaggio di opinione pubblicato sempre sul sito 'SondaggiPoliticoElettorali' è stato realizzato dall'Istituto Piepoli, sempre a luglio del 2014 e la domanda posta era: "La riforma del Senato prevede che il Senato non voterà la fiducia al Governo e non sarà più elettivo ma composto da 100 senatori eletti tra i consiglieri regionali e i sindaci.

Lei gradisce questa riforma del Senato?".

Risposte: "molto" gradita, questa riforma (20%) ed "abbastanza" gradita dal 33 per cento. Quindi il 53 per cento gradisce questa riforma con senatori non più eletti direttamente dai cittadini.

Confrontando i due sondaggi ci accorgiamo che, considerando l'astensionismo, danno esattamente lo stesso risultato, e cioè che circa la metà di chi ha diritto di voto vorrebbe un Senato eletto da loro.

Non tre italiani su tre (il 75 per cento) ma meno, uno su due.

I sondaggi di opinione si basano su calcoli statistici e vanno interpretati.

Le previsioni del tempo si basano su modelli matematici, che si stanno sempre più raffinando. Sondaggisti e meteorologi stanno diventando sempre più precisi ma si tratta sempre di previsioni.

Come ha correttamente precisato Nando Paglioncelli, non è scontato che gli intervistati, coloro che chiedono l'elezione diretta del Senato, poi si presentino alle urne a votare.

Le Elezioni politiche del 2013 (per elezione del Senato) hanno visto un italiano su quattro non andare a votare. Su 50 milioni di elettori 12,5 milioni di maggiorenni aventi diritto al voto, non sono andati a votare.

Allora, ritengo che, prima di chiedere "vuoi essere tu ad eleggere i senatori" si dovrebbe chiedere: "ti interessa votare?". Se la risposta fosse "no" l'intervistato andrebbe escluso dal campione di riferimento del sondaggio.

Perché, non escludendo gli astensionisti (25%) quei 3 su 4 intervistati che vogliono l'elezione diretta dei Senatori, ci fanno chiedere: sono quei 3 che poi andranno a votare ?

Sì, allora diciamo pure che 3 italiani su 4 vogliono l'elezione diretta del Senato. Ma se, tra quei 3 ci sono degli astensionisti (25%) il sondaggio è impreciso: posto 75 il numero dei votanti (tolti gli astensionisti) il 75% (3/4) di questo 75 vuole l'elezione diretta. Risultato finale ? 75 x 75% = 56,25 per cento dei votanti vuole l'elezione diretta e non di più.

Perché la matematica non è un'opinione.