Sono tanti i momenti nella vita in cui ciascuno di noi è chiamato a mettersi in discussione e a far vedere la nostra forza, ma sono tre le caratteristiche che siamo chiamati a ricordarci ogni giorno: il bene che non si è riusciti a fare, il male che abbiamo commesso, e il tempo che ci siamo lasciati sfuggire o abbiamo perduto. Ritengo che per gestire al meglio queste tre situazioni, bisogna imparare a vivere bene il proprio tempo e ognuno di noi deve partire dalla voglia di educare e di educarsi, senza farsi prendere dalla frenesia di provare i termini migliori per definirla o pronunciarla, analizzandone il valore e mettendo a tema vari metodi, magari innovativi, ma credo che la cosa fondamentale sia raggiungere una sana e proficua educazione partendo dalla pratica e dal vissuto.

L'educazione che siamo chiamati a vivere e a gestire, parte dalla comunicazione, si nutre dei ricordi e sa affrontare i momenti difficili, infatti il saper comunicare. a mio giudizio, va messo più a tema e meglio analizzato per comprendere al meglio come educare.

Infatti la sfida, oggi, sembra proprio la relazione fatta con la comunicazione, perché comunicare significa uscire dal proprio io, dalle proprie sicurezze, e mettersi a confronto con chi ti sta vicino, rimanendo disponibili e aperti al dialogo, ala formazione e alla crescita. Quindi la comunicazione educativa non è solo un passarsi delle informazioni tecniche, ma è entrare in rapporto con le persone cioè elaborare un profondo impegno, una consapevole responsabilità verso la formazione e la crescita reciproca.

Il comunicare con le persone diventa come una carezza al cuore, che si va a appoggiare dove ciascuno di noi ha bisogno, facendo venire a galla i ricordi belli, quelli che continuano a vivere e a splendere per sempre, che qualche volta provocano dolore, ma che sono la fiamma che ci tiene in vita, la forza che ci ha aiuta ad affrontare e continuare a vivere giorno dopo giorno. Il ricordo unisce, mentre la vita tende a separare. Grande verità.